L’ultima cosa che vi ho raccontato nella Zuppa di oggi è una cosa un po’ contro-intuitiva perché era una mia difesa totale a Chiara Ferragni. Sapete come detesti tutte le cose della Ferragni, soprattutto quando faceva la fenomena politicamente corretta a Sanremo, però c’è un limite da parte di noi giornalisti nell’accanirsi e a scrivere fake news. Sì, fake news, come dicono quelli che scrivono bene sul Corriere della Sera o su Repubblica.
Prima erano tutti amici della Ferragni: le stavano vicina, la elogiavano, tutti erano pazzi di Chiara. Oggi non più, dopo il Pandoro-Gate, e così sui giornali si possono leggere articoli sui “trucchi” per versare meno imposte. Premessa: ieri siamo stati invasi da pezzi indignati sul fatto che Ferragni pagherebbe poche tasse, per la precisione “solo” l’1,2% sugli utili. Peccato sia una straordinaria scemenza. Il problema è la malafede dei nostri giornalisti. Chiunque abbia fatto il primo anno di diritto tributario, ragioneria o abbia pagato un po’ di imposte sa che Chiara Ferragni, così come Nicola Porro o chiunque altro abbia una società, se non distribuisce gli utili della società alla persona fisica non paga ulteriori tasse.
Quindi, se vi dicono che la Ferragni paga solo l’1,2% di tasse è una stupidaggine. Non voglio difendere la lei, ma il principio: i giornalisti non possono scrivere queste idiozie sui quotidiani “potenti” per sputtanare persone che detestano. L’1,2% è l’imposta che ha dovuto versare per trasferire le risorse delle società operative alla holding. Quindi, a volerla dirla tutta, lei paga di più. Vi è chiaro? Eppure gli stessi che hanno scritto questa bufala ce l’hanno con Facebook, ChatGPT e OpenAI per le varie fake news. Siete voi la disintelligenza artificiale.
Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 19 febbraio 20204
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