L’analisi più precisa sullo specchio di Pistoletto a casa di lo fa Camillo Langone sul Foglio. Sebbene si tratti di un pezzo di qualche giorno fa. La preghiera però è così ficcante che abbiamo comunque deciso di parlarne oggi.
Sapete di cosa parliamo. Nei giorni scorsi è montata una polemica contro la conduttrice della Rai, martire nel caso Scurati, che si sarebbe portata (indebitamente?) a casa lo specchio firmato in diretta dall’artista Pistoletto. “Serena Bortone sia considerata vittima anziché colpevole – scrive il giornalista – La conduttrice di sinistra è rimasta invischiata nella mezza cultura che della sinistra è piedistallo e vanto. Fra i tanti obblighi sociali imposti dalla mezza cultura c’è l’idolatria dell’arte contemporanea. Idolatria ossia genuflessione e indiscutibilità”.
Il problema secondo Langone non è essersi portata a casa lo specchio della nonna autografato “dal caricaturale guru dell’arte povera”. Nessuna violazione del “codice etico Rai”. “La conduttrice – spiega il giornalista – ha invece svolto opera meritoria, sebbene involontaria: ha mostrato il re nudo, ha svelato come superstizione la convinzione che la firma valga a prescindere”. Invece “la storia dell’arte, ossia la cultura intera, insegna che a rimanere sono i capolavori: gli autori, le firme, possono anche svanire”.
Langone fa un esempio lampante: la “Fiasca con fiori” che si trova al Museo San Domenico di Forlì, benché sia “il più bel quadro del mondo”, nessuno si ricorda chi l’abbia realizzata eppure resta meravigliosa. “Quando, fra non tanto, Pistoletto sarà dimenticato e i suoi stracci finalmente al posto giusto, in discarica, lo specchio della nonna di Serena Bortone sarà soltanto un vecchio vetro scarabocchiato. In discarica pure quello e dunque: nessun valore, nessuna violazione”. Colpiti e affondati.