Esteri

In Francia vince chi perde

Il sistema elettorale penalizza Le Pen. Ma adesso formare un governò sarà un’impresa. L’unica opzione? Lasciare fuori i due vincitori, ma…

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Domenica 7 luglio si è tenuto in Francia il doppio turno di collegio per le elezioni legislative. Causa il patto di desistenza tra il Nuovo Fronte Popolare (NFP) ed Ensemble pour la majorité présidentielle (Ensemble), il Rassemblement National (RN) chiude la partita al terzo posto. Quando mancano appena tre collegi da assegnare, questi i risultati: NFP 181 seggi; Ensemble 166 seggi; RN 143 seggi. La maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale è a quota 289 su 577. Nessuno quindi ha da solo la maggioranza assoluta dei seggi.

Lo scenario era già stato ipotizzato da tutti i sondaggi, ma la vera sorpresa è stata la vittoria del Fronte Popolare, la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, che ha sottratto al RN – secondo quelle che erano state le previsioni alla vigilia – la maggioranza relativa in Parlamento.

Eppure, al primo turno, il Rassemblement National aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Ma il sistema elettorale francese, che è quello del doppio turno di collegio, ha portato i partiti arrivati al secondo e terzo posto (NFP ed Ensemble) a fare un patto di desistenza per il secondo turno, causando la sconfitta del RN e la vittoria (seppur solo in termini di maggioranza relativa) del NFP. Tuttavia, non si è trattato di un accordo politico tra Ensemble ed NFP bensì di una conventio ad excludendum, cioè tutti i perdenti contro l’unico vincente.

Ora però toccherà al Presidente Macron dare l’incarico ad un nuovo Primo Ministro per formare il nuovo governo. In Francia non esiste il voto di fiducia iniziale, quindi – in teoria, e in assenza di una maggioranza assoluta – Macron può fare un po’ ciò che vuole. Il punto è: come si fa, senza una maggioranza politica, a governare e a far approvare le leggi?

Vediamo le posizioni. Mélenchon ha già detto che vuole un Primo Ministro del NFP ma senza alcun accordo con Macron, che per lui resta un acerrimo nemico da mandare a casa. Ensemble ha risposto che nemmeno il partito del Presidente vuole fare accordi con Mélenchon. Il dato politico saliente è che la coalizione guidata da Mélenchon non è formata solo dalla sinistra radicale dei comunisti e della France insoumise, ci sono infatti anche i Socialisti, i Verdi ed altri, in tutto circa un centinaio di seggi o poco più.

Questi, semmai dovessero sganciarsi dal NFP ed unirsi alla coalizione di Macron, non sono tuttavia sufficienti per arrivare alla maggioranza assoluta (quota 289). Ma ci sono anche i Repubblicani, non quelli di Ciotti ma i gollisti, che hanno ottenuto una quarantina di seggi circa. E allora sì che, in un minestrone rosso-verde-rosa-giallo-blu, Macron riuscirebbe a comporre una insolita maggioranza assoluta in stile “maggioranza Ursula” (tutti dentro tranne la destra e la sinistra radicali). Il problema politico è che in Francia l’estrema destra è stata maggioranza relativa al primo turno, la sinistra radicale al secondo turno. È dunque sostenibile, dal punto di vista politico, dar vita ad un governo sostenuto da una maggioranza che esclude i partiti che hanno ottenuto – chi al primo, chi al secondo turno – la maggioranza relativa dei voti e/o dei seggi? Crediamo proprio di no. Sicuramente è possibile una maggioranza numerica che tiri a campare, ma la maggioranza politica è proprio da tutt’altra parte.

Cosa penseranno i francesi che al primo turno hanno dato la maggioranza relativa a Bardella e al secondo turno a Mélenchon, se Bardella e Mélenchon finissero entrambi all’opposizione? Se ciò accadesse, è molto probabile che tra tre anni – alle presidenziali del 2027 – al ballottaggio ci vadano proprio i due candidati estremi, cioè “girondini” e “giacobini” se vogliamo fare un riferimento storico, lasciando col cerino in mano “la palude”, cioè tutti gli altri.

Dove sta dunque la maggioranza politica? Facciamo un esperimento. Cosa sarebbe accaduto se in Francia si fosse votato con lo stesso sistema elettorale vigente nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America? Inglesi e americani votano da sempre col sistema elettorale dei collegi uninominali a turno unico, secco, il cosiddetto sistema first-past-the-post. La risposta ce la dà il giornale francese “Le Monde”: il RN avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (297), il NFP 159 seggi, Ensemble appena 70 seggi. In pratica una netta sconfitta per il Presidente e una schiacciante vittoria per l’estrema destra.

È evidente dunque che è il sistema elettorale a fare il sistema politico, altro che vittoria della sinistra e di Macron! Attenzione però che a giocare troppo con i meccanismi elettorali cercando di fregare il popolo, prima o poi il popolo ti presenta il conto. E più cerchi di fare il fenomeno, più il conto è salato. E in questo, come la storia ci insegna, i francesi non perdonano.

Paolo Becchi e Giuseppe Palma, 8 luglio 2024

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