Domenica si sono tenute a Roma e Bologna le primarie di centrosinistra per scegliere il candidato sindaco della coalizione alle prossime elezioni comunali, previste per ottobre. La prima osservazione da fare è che in Italia più volte a causa dell’emergenza sanitaria le elezioni sono state rinviate, ma il Pd può comodamente svolgere le primarie senza porsi tanti problemi legati allo stato d’emergenza. Ovviamente non c’è da meravigliarsi, infatti, parliamo del Pd che comodamente si ritrova al governo dopo esser stato pesantemente bocciato alle urne dai cittadini italiani nelle precedenti elezioni del 2018 con un centrodestra in alleanza che aveva raccolto il 37% dei consensi.
Ma nonostante questi numeri gli italiani hanno dovuto subire un governo di coalizione composto da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva (quest’ultima dal 18 settembre 2019 al 13 gennaio 2021), formatosi in seguito alla crisi che ha portato alle dimissioni del governo Conte I, quando la scelta più giusta sarebbe stata quella di tornare al voto.
L’affluenza era stata uno dei temi più dibattuti prima di domenica. Soprattutto a Roma il Pd temeva risultati simili alle primarie del centrosinistra a Torino, tenute il 13 giugno, a cui avevano votato appena 11.651 persone (circa un quinto rispetto alle primarie del 2011 vinte da Piero Fassino). Diversi dirigenti del partito si erano quindi spesi pubblicamente per abbassare il più possibile le aspettative. Domenica mattina Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia del secondo governo di Giuseppe Conte e a lungo parlamentare europeo aveva detto ai giornali: «Le primarie si stanno svolgendo in condizioni difficili. C’è caldo e c’è la partita», cioè la terza partita della Nazionale italiana di calcio agli Europei. Insomma, ogni scusa è buona per giustificare la scarsa affluenza alle primarie Pd.
In verità, non esiste evento o condizione difficile che possa fermare un elettore dall’esprimere il suo voto che potrebbe incidere su eventi politici nazionali. Alla fine, secondo fonti del Pd, a Roma hanno votato circa 45 mila persone, mentre a Bologna più o meno 27 mila. A Roma sembra sia stato superato di poco il numero di elettori che parteciparono alle ultime primarie del 2016, quando però attorno al Pd circolava scarsissimo entusiasmo. A Bologna invece la partecipazione è stata assai buona: è stato sfiorato il risultato del 2011, quando si tennero le prime primarie vinte dal futuro e apprezzato sindaco Virginio Merola. Dal partito però qualcuno si attendeva un risultato ancora superiore, dato che i due candidati, Matteo Lepore e Isabella Conti, esprimevano due idee molto diverse di città ed erano sostenuti ufficiosamente anche da altri partiti e da diversi pezzi della società civile.