Secondo le ordinanze dei Tribunali di Trieste e Savona, il blocco degli sfratti violerebbe (fra gli altri) il diritto di proprietà, costituzionalmente e convenzionalmente tutelato, del locatore. Ma la Corte rileva che “un’ingerenza nel diritto al pacifico godimento dei beni è ammissibile ove sussista un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale della comunità e la salvaguardia dei diritti dell’individuo”. E “l’emergenza pandemica, con la conseguente crisi economico-sociale, costituisce senz’altro un motivo imperativo di interesse generale idoneo a giustificare l’operatività della misura di sospensione”.
Il finale della sentenza ha poco a che fare con il diritto e molto con la politica. Scrive la Consulta: “Mette conto, infine, rilevare che, se l’eccezionalità della pandemia da Covid-19 giustifica, nell’immediato e per un limitato periodo di tempo, la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, d’altra parte però questa misura emergenziale è prevista fino al 31 dicembre 2021 e deve ritenersi senza possibilità di ulteriore proroga, avendo la compressione del diritto di proprietà raggiunto il limite massimo di tollerabilità, pur considerando la sua funzione sociale”.
Ecco. L’unica parte condivisibile della sentenza è quella nella quale la Consulta rileva che “la compressione del diritto di proprietà ha raggiunto il limite massimo di tollerabilità”. Il punto, però, è che quel limite è stato raggiunto molto, molto tempo fa.
Giorgio Spaziani Testa, 16 novembre 2021