Il 2 marzo del 2016 ci lasciava il grande Sergio Ricossa. Di lui parlano i suoi scritti scientifici e quelli più divulgativi: libri meravigliosi che andrebbero letti e studiati in tutte le case e nelle scuole di ogni ordine e grado.
Per noi che abbiamo assistito alle sue lezioni, che ci siamo nutriti andando da lui a ricevimento nel suo studio nella facoltà di economia a Torino, che abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di laurearci con lui, non ci sono parole adatte per dire del vuoto che sentiamo, della sua mancanza.
Ed è anche per questo che, grazie a Nicola Porro, con questa piccola rubrica cerchiamo, indegni, di far rivivere le sue parole, le sue idee.
Le altre puntate:
- Così si manda in rovina un Paese
- La lezione da imparare: non esistono i “soldi dello Stato”
- Meloni, senti qui: per governare bene, governa meno
- Perché è giusto protestare contro le tasse (e ridurle)
- Così si manda in rovina un Paese
- La lezione da imparare: non esistono i “soldi dello Stato”
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- Innovazione e sviluppo, altro che “decrescita felice”
- Così il sinistrismo ha infettato tutta la cultura italiana
- La differenza tra un borghese e un collettivista
- Superbonus, perché bisogna temere lo stato (anche se ci fa regali)
Per non rischiare di cedere all’emozione e alla retorica ci fermiamo qui: ma prendiamo in prestito le parole del politologo, e amico, Alberto Mingardi, Direttore Generale dell’Istituto Bruno Leoni che conobbe Ricossa e ne studiò l’opera, curando anche l’edizione e la riedizione di alcuni suoi libri. Scrive Mingardi nella presentazione del libro Il coraggio della libertà: saggi in onore di Sergio Ricossa – Rubbettino, 2002: “Personaggio maiuscolo, economista importante ed intellettuale di spicco, Ricossa ha difeso e sviluppato per anni, in clima apertamente ostile, le ragioni del liberalismo. È stato a lungo una voce solitaria: ma più di recente, in conseguenza soprattutto della sua predicazione coraggiosa, ha potuto assistere a una piccola “rinascita” delle forze del liberalismo nostrano. [….] Gran parte del merito è riconducibile alle iniziative di Sergio Ricossa. Alla sua prosa affascinante, alla sua capacità di parlare a tutti – e conquistare così alle idee di libertà le nuove generazioni”.
E ancora, nella prefazione alla riedizione del libro di Ricossa Straborghese – Istituto Bruno Leoni Libri, 2010: “Per questo, Ricossa non è solo un autore che ci è caro, un classico nostro. Sergio Ricossa è qualcosa di più. Malgré soi, è il padre oggi affettuosamente silente, lontano ma indimenticato di un manipolo di incoscienti. Gente che, “con fede in sé e poco altro”, coltiva la dissennata ambizione di “liberare” quelle coscienze prima occupate dall’egemonia e poi razziate dal cinismo della delusione degli ultimi trent’anni di vita italiana. Non è solo un maestro: è il capostipite. Di una stirpe di eccentrici”.
Ed eccoci qui, eccentrici. Per un commosso ma vivo ricordo del maestro. E con le sue parole, che scrisse in premessa al suo fondamentale libro Impariamo l’economia – BUR , maggio 1994: “ Dopo aver pubblicato La fine dell’economia (Milano, 1986) e Aspetti attuali della teoria economica neoclassica (Torino, 1991) mi sentivo pronto a riesporre in forma più piana e più accessibile ai non specialisti alcune delle idee contenute in quei libri, e a tentare di inserirle in un ripensamento della storia delle dottrine economiche. Il risultato è questo saggio, che vuole essere una piccola iniziazione alla grande economia. Iniziazione piccola, cioè rapida e sintetica; ma grande economia, cioè l’economia nei suoi rapporti coi temi eterni della conoscenza, del progresso, della giustizia e della libertà.
Sarei già molto soddisfatto se il lettore giungesse a convincersi, col mio aiuto, che lo studio dell’economia merita di essere approfondito: su altri testi, ovviamente”.
E anche noi saremmo già molto soddisfatti se il lettore, col nostro aiuto, volesse convincersi a leggere i libri di Sergio Ricossa.
Fabrizio Bonali, 2 marzo 2023