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“In tanti weekend non c’è stato”. La verità di Chiara Ferragni su Fedez (e sui pandori)

In un’intervista esclusiva pubblicata dal “Corriere della Sera”, Chiara Ferragni ha rotto il silenzio sul terremoto che che si è abbattuto sulla sua vita nelle ultime settimane. “Ora la priorità è difendere la mia famiglia – ha detto – Ho avuto un successo più grande dei sogni che avevo”. Chiara rivendica di battersi “per i diritti inalienabili delle persone, delle donne e della comunità Lgbtq+”, di avere un’azienda che “produce” e non solo pubblicizza, di amare la comunicazione. Ma certo il momento è complicato, anche in famiglia. “Io sono grata della mia vita, ma non sono perfetta e non voglio più apparire tale”.

La Ferragni, affrontando la recente crisi coniugale con il marito Fedez, ha fatto luce sulla sua scelta di proteggere l’intimità della loro vita matrimoniale affermando: “Lui in tanti weekend non c’è stato. In altri, c’è stato”. E ha aggiunto rinforzando il concetto di privacy: “Comunque, è mio marito. E secondo me, in certe situazioni di caos esterno, le altre cose è meglio tenerle dentro la coppia”. E ancora: “La priorità è proteggere la famiglia e i figli. Poi, naturalmente, qualunque cosa io faccia, se ne parla: se la faccio con lui o se la faccio senza di lui e chiunque nel mondo può dire la sua e avere le sue opinioni, ma per me, piuttosto che dare spiegazioni, è più importante fare quello che reputo più giusto: tenere i problemi tra le mura familiari”. L’intervista, va detto, risale al 20 febbraio dunque l’addio al tetto coniugale di Fedez non si era ancora consumato. O almeno non era una notizia di dominio pubblico.

L’imprenditrice digitale si è poi soffermata sul turbolento periodo seguente alla sanzione dell’Antitrust contestata a due delle sue società in collaborazione con la Balocco. Un episodio che ha visto Chiara al centro di un vero e proprio ciclone mediatico: quel giorno, ricorda, “erano le otto del mattino, stavo andando su un set fotografico e né io né i miei collaboratori ci aspettavamo nulla del genere. Sono rimasta completamente scioccata. Era venerdì, ho passato anche sabato e domenica chiusa in casa, con addosso la stessa tuta, a legere i tweet su di me e dire: cosa cavolo sta succedendo?”. L’influencer ha inoltre espresso la sua difficoltà nel mostrare le proprie fragilità: “Faccio fatica perché, se raccontassi quanto mi sento fragile, mi percepirei ancora più debole, ancora più attaccabile”.

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Chiara Ferragni ha anche affrontato l’accusa di presunta mancanza di trasparenza nella promozione di prodotti legati a iniziative benefiche: “Ci siamo resi conto che alcuni processi di analisi interna avrebbero potuto essere gestiti meglio”, ha ammesso. L’idea, però, era quella di fare in modo che da un piccolo gesto potesse nascere un effetto moltiplicatore di solidarietà: “Ho sempre pensato che, se hai trenta milioni di follower, se fai beneficenza e ne parli, crei un effetto emulativo. Durante il Covid, io e Federico abbiamo donato 50 mila euro a testa, ma comunicandolo, il crowdfunding è risultato il più sostanzioso d’Europa raccogliendo quattro milioni e mezzo. Per questo, quando possibile, la mia ratio è stata che, nell’ambito di operazioni commerciali tra le mie società e un partner, fosse semplicemente una buona idea provare ad aggiungere una parte di beneficenza anche piccola rispetto al contratto. Ho sempre pensato che, fra niente e poco, era comunque del bene che veniva fatto”.

Sul caso Balocco, Ferragni ha precisato che, seppur le iniziative sotto indagine rappresentavano una piccola parte del fatturato, ogni dettaglio è stato volto alla trasparenza e al beneficio dell’ospedale supportato: “Nel cartiglio e nei post, però, abbiamo sempre scritto e detto che “Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale…”, mai che una percentuale delle vendite sarebbe andata in beneficenza”. E la differenza tra un cachet di 1 milione di euro e la beneficenza di appena 50mila? “Parlare di cachet è improprio – ribatte Chiara – la cifra è il compenso dato alle mie società per i miei diritti di immagine, per la promozione e l’intera operazione. Non si deve far confusione tra la persona fisica Chiara Ferragni, il brand e le aziende. Inoltre, senza l’operazione, la donazione non sarebbe stata fatta”. Ferragni respinge ogni accusa di “disegno criminoso”, ipotesi avanzata dalla procura di Milano, e riconosce la bontà del “dl Ferragni” messo nero su bianco dal governo Meloni: “Se ci fosse stato prima, avremmo scritto sul cartiglio “Ferragni e Balocco sostengono il Regina Margherita con una donazione di 50 mila euro fatta da Balocco”. Nessuno avrebbe potuto dire niente e ci faceva onore comunque”.

In una riflessione sul proprio ruolo aziendale, ha confermato il suo impegno anche al di sopra delle operatività quotidiana, dando così voce al suo spirito imprenditoriale: “In entrambe sono amministratrice delegata. In Tbs, anche presidente. Ho sempre cercato di sviluppare e far crescere i marchi legati al mio nome anche attraverso l’organizzazione e la partecipazione ad eventi”. Dopo il caso antitrust, la “struttura” organizzativa dell’azienda si rafforzerà “con persone con più esperienza di me” e di quelle che l’hanno sempre aiutata. Un appunto però lo fa, e forse contro quell’esposizione mediatica che l’ha resa quello che è: “Per due mesi si è parlato di me come se fossi una criminale”. Con una certezza: “Io penso di essere una brava persona e di dare il massimo in tutto quello che faccio”.