Conoscete la briscola in cinque, chiamata anche briscola bugiarda? Si gioca in due contro tre, solo che non si sa chi fa coppia e chi fa terzina. O meglio, si conosce uno dei due giocatori della coppia, ma è ignoto il secondo (eccetto a chi lo è). Chi per primo capisce la composizione, se gioca bene, fa vincere la propria squadra. Regola generale non scritta (e non tassativa) è che il primo che gioca la briscola è fortemente sospettato di far parte della coppia.
A proposito dell’Amazzonia, il primo che aveva parlato era stato quel genio di Macron, che ha subito accusato Bolsonaro “di negazionismo climatico”, invocando sanzioni internazionali. Pensando alla briscola bugiarda, chi potrebbe avere responsabilità sugli incendi in Amazzonia? Ora, capisco che a pensar male si fa peccato, ma santo iddìo cosa c’entrano i cambiamenti climatici con gli incendi in Amazzonia? E, soprattutto, che c’entra Bolsonaro? Perché dovete sapere che gli anni di massima deforestazione dell’Amazzonia brasiliana furono il 1995 (25mila kmq) e il 2004 (24mila kmq). Nel 1995 era presidente Cardoso, socialdemocratico, e nel 2004 era presidente Lula, comunista. La deforestazione occorsa nel 2019 (che però, va detta tutta, non è ancora finito) è stata inferiore a 6mila kmq: se si mantiene a questi livelli, Bolsonaro andrebbe encomiato.
Non è finita. Da gennaio ad agosto degli anni 2005-2010 (presidenti prima il comunista Lula e poi la comunista Rousseff) il numero di incendi che devastarono l’Amazzonia brasiliana fu superiore al numero di incendi da gennaio ad agosto del 2019. In particolare, da gennaio ad agosto del 2010 (presidente la comunista Rousseff) furono addirittura il doppio che da gennaio ad agosto del 2019. E da agosto a dicembre del 2010 (presidente la comunista Rousseff) gli incendi triplicarono rispetto a quelli da gennaio ad agosto di quell’anno. Non ci risulta che qualcuno abbia invocato sanzioni internazionali contro il socialdemocratico Cardoso o contro i comunisti Lula e Rousseff.
Nel 2012 andarono in fumo 13mila ettari di California: è vero che 13mila ettari non sono i 225mila ettari andati in fumo in Amazzonia, ma è anche vero che la California non è l’Amazzonia. In ogni caso, nessuno pensò di chiedere conto di quegli incendi al Presidente di allora, Obama. Non si capisce poi cosa c’entri il clima con gli incendi. Forse Macron confonde l’Amazzonia con Parigi: qui in estate la temperatura raggiunge anche i 40 gradi, ma lì non va oltre i 20 gradi. E neanche nulla c’entra il riscaldamento globale antropico. Non perché è una leggenda metropolitana, ma perché questo presunto fenomeno ha una consistenza di +0.9 gradi, e non si capisce perché mai una temperatura di, poniamo, 38 gradi dovrebbe favorire gli incendi e una di 37.1 gradi invece no. Peraltro, l’incendio in California del 1889 (anno privo di riscaldamento globale antropico) fu altrettanto devastante di quello già citato del 2012.
Macron avrebbe incontrato il capo indigeno Raoni Metuktire (ma pensa, ‘sto Macron?). Il principe Raoni è uno che ha passato il proprio tempo contro la costruzione di una grande diga in Amazzonia che alcun disturbo arreca né alla foresta pluviale né tanto meno alle tribù di Raoni, che peraltro rappresentano un trecentesimo della popolazione del Brasile. Se meno di un milione di indigeni vogliono vivere senza elettricità facciano pure, ma perché gli altri 200 milioni di brasiliani devono imitarlo? Eh, i No-Tav si annidano ovunque. È a costoro e a tutti i Gretini del mondo che va il mio pensiero finale: tutti a magnificare lo stile di vita di Raoni e a manifestare vergogna di essere seduti nei loro salotti illuminati e climatizzati. Ma ci fosse uno che schioda da dove sta.
Franco Battaglia, 15 settembre 2019