Su questo sito lo abbiamo detto e ridetto: non vi è dubbio che Giuseppe Conte e Roberto Speranza vadano criticati per le folli scelte durante la pandemia da Covid 19, a partire dai lockdown fino ad arrivare ai green pass, passando i ripetitivi dpcm. Ma sul fatto che questo debba tradursi in un processo tenuto di fronte a un giudice bergamasco nutriamo qualche dubbio. Detto ciò, una notizia è una notizia e oggi scopriamo che il Tribunale dei ministri di Brescia intende interrogare l’ex premier e il suo ministro il prossimo 10 maggio.
Come noto, infatti, se per gli altri indagati il processo si potrebbe svolgere a Bergamo (la cui procura da due anni conduce complicate indagini sulla prima fase della pandemia), per Conte e Speranza la legge prevede che debba essere un tribunale speciale ad occuparsi di eventuali reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni governative. Il pm Antonio Chiappani nelle scorse settimane aveva spedito tutti i faldoni a Brescia (con l’accusa di omicidio ed epidemia colposi) ai tre colleghi bresciani presieduti da Maria Rosa Pipponzi, i quali hanno deciso di interrogare i diretti interessati.
Per approfondire
Tutto ruota attorno alla mancata chiusura della Val Seriana. I magistrati bergamaschi hanno cercato di capire se il ritardo nel realizzare la zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo possa aver accelerato la diffusione del virus e, di fatto, provocato a incrementare esponenzialmente il numero delle vittime nella Bergamasca. Gli indagati sono 19 nel complesso, tra cui appunto l’ex premier e l’ex ministro della Salute, oltre a Attilio Fontana, Giulio Gallera e ad una grossa fetta dei dirigenti di viale Lungotevere Ripa 1 come Franco Locatelli (presidente del Css) e Silvio Brusaferro (presidente Iss).
Articolo in aggiornamento