Un 41 bis ma a casa. Viene da chiedersi a cosa serva esattamente il divieto di contatti con il resto del mondo, prescritto a Matteo Di Pietro, il 20 enne youtuber che il 14 giugno scorso, a Casal Palocco, era alla guida del suv Lamborghini. La supercar in questione ha travolto la Smart FourFour uccidendo il piccolo Manuel di 5 anni. Di Pietro è accusato di omicidio stradale aggravato dall’uso di sostanza stupefacenti e dalla velocità, e di lesioni. Ma esattamente quali finalità ha il non avere contatti con il mondo esterno?
Il 20 enne youtuber è l’ideatore del canale The Borderline, oggi chiuso, seguito da 600 mila iscritti e con oltre 152 milioni di visualizzazioni dal 2020. Il gruppo organizzava sfide, challenge con votazioni, condivisioni, like, click a pagamento. Quel giorno era “impegnato” in una sfida per far vedere come si comportano i giovani con un’auto di lusso e come si vive all’interno di una Lamborghini per 50 ore di fila. Dieci mesi fa a bordo di una Tesla avevano usato lo stesso format e gli era andata di lusso, appunto, ottenendo un ottimo successo con oltre 2 milioni di visualizzazioni. Nessuno li ha fermati.
Tutti sapevano che da due giorni quel bolide blu sfrecciava per le vie di Casal Palocco e nonostante gli allarmi dei residenti nessuno ha mosso un dito. Non una forza di polizia locale, non una guardia, niente di niente. Nemmeno i milioni di spettatori che sui social seguivano le loro sfide in barba alla legge. Sono anni che nei vari canali YouTube e TikTok si organizzano sfide al limite del consentito eppure i profili rimangono sempre aperti. Provate voi domani a scrivere qualcosa che esca dai canoni del politicamente corretto, provate a scrivere o postare una parola di troppo, e poi vedete come vi bloccano. “Il tuo post viola gli standard della nostra community”, ti scrivono.
Ma quello che stavano facendo loro il 14 giugno scorso non era puro divertimento, non era una ragazzata o una “bravata”. Loro stavano confezionando un pacchetto mediatico con cui far soldi. Borderline significa linea di confine. Da Border, confine e line, linea. Solo che poi il Borderline è sbroccato, la linea si è rotta, il confine è debordato e un bambino è morto. Ma non è stato un incidente. Non è stata una tragica fatalità. E i social c’entrano fino a un certo punto. Matteo Di Pietro subito dopo l’impatto è stato sottoposto ai test tossicologici e nel suo sangue sono state trovate tracce di cannabis. Negativo il test dell’alcol. Ma già il 27 marzo 2021, Di Pietro venne fermato dai carabinieri con dell’hashish e nonostante l’uso di sostanze stupefacenti, la patente che aveva appena preso non gli venne sospesa. Perché Gliel’hanno sospesa ora, quando forse, se qualcuno fosse intervenuto prima, il piccolo Manuel, azzardiamo, sarebbe ancora vivo.
Ora la procura di Roma ha disposto nuovi esami, in quanto, secondo le prime indiscrezioni, la positività rilevata con le prime analisi era alquanto bassa, il che determinerebbe che quel giorno il 20 enne fosse lucido. Sarà quindi da stabilire quando sia stata assunta la cannabis e in quali quantità. Tra le motivazioni dell’arresto c’è il pericolo di allontanamento, date le “voci di quartiere” – smentite dal legale della famiglia – che parlavano di un pericolo di fuga all’estero degli indagati. Inoltre non potrà avere contatti con il mondo esterno perché “potrebbe parlare con gli altri testimoni” e in più zero computer e zero social. Vieni da chiedersi ora, a cosa serva.
Serenella Bettin, 15 giugno 2023