La decisione della squadra di triathlon belga di ritirarsi dalla competizione a staffetta mista durante le Olimpiadi di Parigi ha suscitato preoccupazione e dibattito nel mondo dello sport globale. Questo passo indietro è stato deciso in seguito ai sintomi di malattia manifestati da Claire Michel, triatleta che aveva partecipato alla gara individuale svolta nelle acque della Senna. Nonostante non ci siano stati comunicati dettagli specifici sulla natura dell’indisposizione di Michel, le voci circolate nei media internazionali suggeriscono una possibile infezione da Escherichia coli, un batterio noto per causare seri disturbi gastrointestinali.
La Senna sotto i riflettori
Quest’incidente getta luce su una problematica ben più ampia, quella della qualità dell’acqua della Senna, il fiume che taglia in due la capitale francese. Non balneabile da quasi un secolo a causa dell’inquinamento, le autorità di Parigi hanno investito ingenti somme in progetti di bonifica per migliorare la qualità dell’acqua, mirando a rendere il fiume nuovamente adatto al nuoto in occasione delle Olimpiadi. Tuttavia, nonostante questi sforzi, le preoccupazioni per la salute degli atleti non sono state del tutto fugate, come dimostrato dalla cancellazione di alcune sessioni di allenamento nelle settimane precedenti l’evento, a causa di livelli di inquinamento considerati troppo elevati. Un fiume non si rende balneabile per “decreto”, come fatto dai francesi. E soprattutto quei 1,4 miliardi di euro per “ripulirlo” sembrano essere stati spesi inutilmente, solo per celebrare la grandezza francese nelle “peggiori olimpiadi” – Paltrinieri dixit – mai organizzate sin qui. Nella nota ufficiale diffusa dai vertici dello sport belga, infatti, è scritto chiaramente che la rinuncia alla staffetta è stata presa “nei colloqui con gli atleti e lo staff”. E soprattutto che “il Comitato olimpico belga e la federazione triathlon sperano che la lezione venga appresa in vista delle prossime competizioni di triathlon alle Olimpiadi”. Francese avvisato, mezzo salvato.
I regolamenti e i limiti di inquinamento
Il problema della qualità dell’acqua della Senna non è una novità, dato che da giorni alcune competizioni avevano dovuto cancellare le parti di nuoto a causa della presenza di E.coli. Secondo gli standard di World Triathlon, livelli di batterio fino a 1.000 unità per 100 millilitri sono considerati accettabili per le competizioni, tuttavia, i recenti casi di malattia tra gli atleti sollevano dubbi sulla validità di questi limiti.
Gli atleti ammalati
Oltre al caso belga, sono emersi altri episodi preoccupanti. Il triatleta svizzero Adrien Briffod ha lamentato problemi di salute dopo una gara nelle acque della Senna. Anche il norvegese Vetle Bergsvik Thorn ha riportato sintomi di malattia successivamente alla competizione, sebbene la causa precisa rimanga non identificata. Questi eventi hanno spinto gli organizzatori a intensificare i controlli sulla qualità dell’acqua, attraverso test giornalieri e valutazioni effettuate da una commissione medica specializzata, che considera non solo la qualità dell’acqua ma anche le condizioni sanitarie generali e le previsioni del tempo.
Il tracollo di Macron
Non tutto è colpa dei batteri fecali della Senna. Ovviamente. E c’è chi ipotizza anche che i malesseri registrati possano essere causa di infezioni alimentari. Simon Westermann, infatti, è stato costretto al ritiro a causa di un’infezione gastrointestinale, pur non avendo partecipato a eventi di nuoto nel fiume. Il problema non è tanto, o non solo, gli atleti che si sono ammalati. Quanto l’incertezza dei giorni precedenti alla gara. Gli sportivi hanno bisogno di allenarsi e di testare le acque dove gareggeranno, ma a Parigi non è stato possibile a causa delle piogge nei giorni precedenti al via che hanno inquinato la Senna oltre i limiti consentiti. Anche ieri è stata annullata un’altra sessione di allenamento, mentre la gara maschile di triathlon era stata spostata da martedì a mercoledì.
È questa la critica arrivata dal Cio belga alla Francia, che è stata incapace di dare garanzie per le “giornate di allenamento”: “Il format della competizione – si legge nella nota – che deve essere chiarito in anticipo per garantire che non ci siano incertezze per atleti, entourage e tifosi”. Alcuni atleti, consapevoli dei rischi, adottano ormai precauzioni come l’allenamento in piscina anziché nelle acque aperte, come nel caso dell’irlandese Daniel Wiffen. Ed è paradossale. Come è paradossale che gli atleti debbano dormire al parco o mangiare male perché gli organizzatori “green” ritengono che l’uso di condizionatori e l’eccesso di proteine possano produrre troppa C02.