È ripresa la caccia al virus. Ma questa volta si tratta del comune, si fa per dire, virus influenzale. O almeno, uno dei tre ceppi che normalmente infettano l’essere umano.
In particolare, l’ennesimo allarme è scattato in tutta la Penisola. Leggendo la pagina milanese della Repubblica, sembra di essere tornati ai “fasti” dei primi mesi della pandemia di coronavirus: “L’influenza colpisce duro e sono giorni intensi per i medici e i servizi dei Pronto soccorso degli ospedali, alcuni anche intasati e con i dottori che fanno fatica a gestire tutti i pazienti. Dopo che in una settimana quasi 138 mila cittadini della Lombardia hanno avuto l’influenza, Ats Milano potenzia il servizio dei numeri unici 116 e 117. Al Niguarda arrivano oltre 130 bambini al giorno, al Pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Buzzi 144 accessi in 24 ore, rispetto ai 40 ordinari”.
Tuttavia il titolo dello stesso articolo segnala una sorta di eterogenesi dei fini proprio nei confronti delle misure anti-Covid generate proprio da un eccesso di allarmismo: “Influenza, il pediatra Banderali: in due anni di Covid i bambini non si sono ammalati, ecco perché ora hanno le difese più basse”.
Una tesi che ovviamente fa letteralmente a cazzotti con la linea fobica del cosiddetto virus free portata avanti in tutta la pandemia. Una linea che viene addirittura ripresa in molte pubblicità, nelle quali si enfatizza il paradigma di una vita familiare condotta in sicurezza all’interno di ambienti perfettamente sanificati. “Siccome i bambini per due anni non si sono ammalati, adesso hanno una carenza di anticorpi nei confronti di queste malattie classiche”, spiega il dottor Banderali. “Nel 2020 con le scuole chiuse e la didattica a distanza tutti i bambini erano a casa e rispetto ai 60, 70 o 80 accessi quotidiani di adesso, in questo periodo ne avevamo dieci. Adesso con la ripresa della convivenza tra di loro i bambini sono tornati ad ammalarsi come nella fase pre pandemica”.
D’altro canto, i nodi delle follie umane vengono sempre al pettine, come nel caso di una gestione della stessa pandemia a dir poco schizofrenica, in cui si è alterato l’antico rapporto tra la popolazione, soprattutto quella in età scolare, e i virus stagionali. Rapporto che aveva il suo cardine nella grande diffusività degli stessi virus nei giovani, la cui immunizzazione attraverso la malattia blanda ha sempre rappresentato un grande fattore di sicurezza per l’intera società. La virologa Ilaria Capua, prima di essere risucchiata come molti altri nel vortice del terrore virale, spiego con grande chiarezza questo meccanismo di difesa della specie umana, definendolo effetto semaforo rosso.
Ebbene, avendo adottato restrizioni sanitarie senza precedenti – pensiamo alle mascherine obbligatorie anche all’aperto, ad una didattica a distanza senza eguali in occidente, all’isolamento dei semplici positivi al tampone e quant’altro – oggi la natura ci porta il conto, facendoci ritrovare una gioventù non solo indebolita sul piano della socialità e della didattica, ma anche su quello immunitario.
Eppure tra i medici più Covid ortodossi c’è qualcuno che invoca il ritorno delle mascherine per far fronte all’ondata influenzale, dimostrando di non aver appreso nulla dall’esperienza di tre anni.
Illuminante in tale senso il parere decisamente contrario al ritorno del bavaglio contro l’influenza espresso dall’infettivologo Matteo Bassetti: “Qualcuno dice rimettiamo le mascherine, io dico assolutamente no. Questi microorganismi devono circolare e hanno sempre circolato, ci dobbiamo proteggere ma come? Ad esempio, abbiamo perso molto la copertura per lo pneumococco, la vaccinazione da polmonite ma anche quelle per l’influenza. Oggi l’incidenza è altissima tra i bambini piccoli, ma dove arriveranno gli adulti e poi i nonni. I primi perderanno qualche giorno di scuola ma i nonni finiranno in ospedale? Gli anziani – suggerisce in conclusione Bassetti – in queste due settimane che ci separano dal Natale invece di correre a fare i regali correte a fare il vaccino antinfluenzale. “
Dunque, la strada è sempre quella di una volta: proteggere i fragili e lasciar circolare il virus tra la popolazione sana. Se, al contrario, dovesse prevalere anche nei riguardi dell’influenza stagionale la medesima, fallimentare filosofia anti-Covid, ai colossali danni fin qui prodotti se ne aggiungerebbero molti altri.
Claudio Romiti, 4 dicembre 2022