Rassegna Stampa del Cameo

Inizia la guerra dei vaccini, ma noi siamo disarmati

Rassegna Stampa del Cameo

È facile profezia, a breve, lo scatenarsi di una grande battaglia sulla vaccinazione, non tanto e non solo per il vaccino in se, ma per le implicazioni politiche che ne conseguono. Nessuno osa dirlo, ma se il Conte Bis supera la primavera con risultati, veri o moderatamente falsi poco importa, le opposizioni sono fuori dai giochi fino al 2023. Matteo Renzi, la mente politico-tattica più vivace del regime, l’ha capito.

“Vaccinisti” vs “antivaccinisti”

Da una dozzina d’anni faccio, in gratuità, il giornalista-editore da artigiano, la mia linea editoriale è rigorosamente “apòta”, rispettosa delle leggi e della Costituzione, esente da attacchi personali verso chicchessia, solo critiche politiche ai leader dominanti che, avendo tutti la bollinatura Ceo capitalism, non appartengono al mio giardino zoologico.

Come tutti i colleghi so che presto si aprirà sulla vaccinazione un feroce dibattito fra quelli al potere, una classe dominante che ci governa da trent’anni attraverso sue figurine Panini, e una parte della popolazione costituita da vari arcipelaghi politico culturali. I primi sono “vaccinisti”, i secondi o “neutri” o “antivaccinisti” con varie sfumature, e, infima minoranza, gli apòti come me. Io mi vaccinerò, come ho sempre fatto, perché sono grato alla scienza e al professor Albert Sabin di aver salvato il futuro ai miei figli. Per me vale lo slogan: “Vaccinarsi o non vaccinarsi è una scelta personale”. Eventuali dibattiti non mi riguardano e non mi interessano, ho amici in entrambi gli schieramenti e tali rimarranno, comunque. E poi, governo e commissario hanno dichiarato la non obbligatorietà.

Tutto nelle mani di Arcuri

Giornalisticamente invece la vaccinazione di massa che sta partendo in Italia è un tema che mi interessa moltissimo. Ripeto, non dal punto di vista medico-scientifico, ma da quello logistico-politico. E qua c’è la prima curiosità. Come per il problema scuola si è partiti dalla sanificazione (termine orrendo di cui mi scuso) attraverso banchi con rotelle (un fallimento certificato), così qua si è partiti dal logo, dai tendaggi primula, e non da un grande piano logistico (tuttora assente, sic!) e una grande leadership manageriale (un Sergio Marchionne per intenderci). Scopro che lo stesso commissario dei banchi si occuperà anche dei vaccini. No comment. A noi cittadini spetta non la scelta del commissario ma il commento sui risultati raggiunti o meno. Nulla so di lui come logistico, se non come ha gestito i banchi con rotelle, ho letto una sua battuta, solo in parte utile per capire il suo profilo manageriale: “Il virus non è preoccupante in sé, ma solo quando attacca il corpo di una persona”. Come non convenire su questa riflessione così profonda?

Spero che le Istituzioni si rendano conto che la nostra catena di comando oggi è questa: Giuseppe Conte, Roberto SperanzaDomenico Arcuri, i loro curricula sono noti e i risultati consuntivati in questi 10 mesi, pure: siamo terzi al mondo per numero di morti rispetto agli abitanti. Non si può che condividere l’obiettivo dichiarato: vaccinare 40 milioni di italiani per avere la cosiddetta immunità di gregge, attraverso due punture in successione. Hanno definito pure la tempistica: entro venerdì 10 settembre 2021 (due giorni dopo il fatale 8 settembre) tutti saremo vaccinati. Bene. Chiari gli obiettivi e la tempistica, sconosciuta la strategia, attendiamo l’execution.

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