La Via Crucis pasquale di Papa Bergoglio doveva unire in nome della pace. E invece ha finito per dividere nel segno del cerchiobottismo. Gli ucraini, infatti, non hanno per nulla gradito l’idea del Vaticano di far portare la croce di Gesù ad una donna ucraina e ad una russa alla cerimonia del Venerdì Santo, tantomeno alla vigilia di una violentissima offensiva da parte di Putin nel Donbass. E hanno espresso tutto il loro disappunto sia per bocca dell’ambasciatore presso la Santa Sede Andrii Yurash che dell’arcivescovo maggiore monsignor Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica.
Ucraini indignati
Mentre il primo ha espresso la preoccupazione del suo popolo per questo gesto e le possibili conseguenze, decisamente più duro è stato monsignor Shevchuk. “Considero questa idea inopportuna e ambigua – ha spiegato – perché non tiene conto del contesto di aggressione militare russa”. Non solo: dice di aver trasmesso alla Santa Sede “l’alta indignazione degli ucraini di tutto il mondo”, e le reazioni negative di vescovi, preti, monaci, monache e laici, convinti che i gesti di pacificazione “tra i nostri popoli saranno possibili solo quando la guerra sarà finita e i colpevoli dei crimini contro l’umanità saranno condannati secondo giustizia”. Shevchuk ha quindi chiesto di ridiscutere questa decisione: “Spero che la mia richiesta, la richiesta dei fedeli della Chiesa in Ucraina vengano ascoltate”.
Il silenzio del Vaticano
A queste dichiarazioni il Vaticano per il momento ha preferito non replicare, ma, nonostante il grande imbarazzo per l’incidente diplomatico, sembra a tutti gli effetti un silenzio assenso perché il Papa andrà dritto per la sua strada. “Sotto la croce si può stare insieme – fanno sapere da Oltretevere. “Il Papa non rinuncerà a questo piccolo segno di pace”. Al di là del singolo episodio, però, quello che non ha mai del tutto convinto, per la verità non solo gli ucraini, è l’atteggiamento troppo “democristiano” del Papa nei confronti della Russia, di Putin e del conflitto in senso lato, sin dai suoi albori. Certo, ultimamente ci sono stati degli episodi in cui il successore di Pietro ha condannato la guerra e il sangue versato – e ci mancherebbe – ma è sempre sembrato un atto dovuto più che una presa di posizione netta e sostenuta con convinzione.
E anche i bersagli delle sue parole sono sempre stati molto astratti e generici. Non che ci si aspettasse un Papa con l’elmetto, o un Giovanni Paolo II, ma da un carattere forte come quello di Bergoglio era lecito attendersi un’incisività maggiore, quantomeno sotto il profilo mediatico.
Ancor meno, però – va detto – hanno convinto gli apologeti di Bergoglio. “Il Papa non è un politico” – si sono affrettati a rimarcare. Ah no?! A parte il fatto che è su per giù 2000 anni che i papi sono a tutti gli effetti uomini politici e capi di stato, ma ciò vale a maggior ragione per Bergoglio che è sempre stato in prima linea su questioni politiche a lui care senza mai aver mostrato il benché minimo timore di schierarsi. Dall’immigrazione, alla lotta al capitalismo e al consumismo, alla condanna delle lobby delle armi e chi più ne ha più ne metta.
Stazioni dedicate a Lucano, Rackete e Greta
Nemmeno la spiegazione evangelica, a dire il vero, convince del tutto: “Il Signore non ci divide in buoni e cattivi, in amici e nemici. Per Lui siamo tutti figli amati. È terribile e scandaloso. Ma è questo il Vangelo di Cristo”, spiegano. Attenzione però: le sacre scritture ci insegnano che Caino e Abele non furono mai messi sullo stesso piano da Dio. Si preferisce ricordare solo l’ultima parte della vicenda ma Caino fu prima maledetto e poi cacciato da Dio. “Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra” (Gen 4,10). Solo dopo vi fu l’atto di misericordia che tutti ricordano, ma pur sempre su di un Caino maledetto e randagio. Un assassino pentito però almeno, – questo sì – cosa che non si può certo dire per il suo alter ego moderno.
Menomale, dunque, che ci sono gli ucraini. Non solo stanno combattendo per tutto ciò che ci è caro, ma stanno anche provando a salvare l’Occidente da se stesso. In ogni caso, prepariamoci a due settimane molto intense: nel giro di 15 giorni, infatti, andranno in scena una Via Crucis con stazioni dedicate non a uomini di fede ma a nientepopodimeno che Mimmo Lucano, Carola Rackete e Greta Thunberg, poi nell’ordine, festa della Liberazione e primo maggio. Sarà una vera e propria Passione. Sì perché sembra davvero essersi realizzato il sogno di Jovanotti, quell’unica grande Chiesa “che passa da Che Guevara e arriva fino a madre Teresa”.