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Inter, cosa ci insegnano i casi Lukaku e Samardzic

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In ogni sessione di mercato si registrano soprese e colpi di scena spesso inattesi; per tante operazioni – talvolta geniali – che si chiudono con successo, ve ne sono altre che saltano quando tutto sembra già definito.Ciò che è successo all’Inter con i casi di Lukaku e Samardzic racchiude in sé l’essenza dei rischi e delle incertezze che caratterizzano le dinamiche del calciomercato e per come si sono sviluppati e per l’esito che ne è scaturito, meritano una particolare attenzione.

Per quanto riguarda il belga, il suo ritorno in nerazzurro ad un certo punto appariva cosa fatta, quasi una formalità; dopo un lungo braccio di ferro, Inter e Chelsea avevano raggiunto l’intesa per la cessione di Big Rom e nella trattativa sembrava aver giocato un ruolo fondamentale la ferma volontà del calciatore di tornare alla Beneamata. Il termine “sembrava” è proprio quello più calzante poiché, improvvisamente, ecco il colpo di scena che nessuno si aspettava con il belga che inizia a tentennare e si rende “irreperibile”; preso atto del nuovo scenario e del venir meno del rapporto di fiducia con l’attaccante, l’Inter con fermezza pone fine alla trattativa e abbandona definitivamente la pista Lukaku.

Il caso Samardzic, se possibile, incorpora in sé una teatralità ancora maggiore; l’accordo tra Inter e Udinese per il classe 2002 era stato raggiunto così come erano stati definiti l’ingaggio del calciatore e le commissioni spettanti all’intermediario ed al padre. Samardzic da parte sua, entusiasta di approdare in un club come quello nerazzurro e di disputare la Champions League aveva anche effettuato le visite mediche di rito propedeutiche al trasferimento. Tutto fatto direte voi e invece… ecco il colpo di scena con l’entourage del calciatore che all’ultimo cambia le carte in tavola alzando la posta (si parla di una richiesta di commissioni più elevate da parte del padre) facendo irritare l’Inter che decide di non assecondare la richiesta e di rinunciare al centrocampista.

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Appare evidente come sia nel caso di Lukaku che in quello di Samardzic, da un punto di vista meramente sportivo l’Inter ne esca danneggiata; la mancata chiusura di tali operazioni infatti ha privato i nerazzurri di due calciatori di assoluto livello che si sarebbero sposati molto bene con il progetto tecnico tattico di Inzaghi.

Conosciamo tutti le doti di Lukaku, centravanti che se sta bene fisicamente, almeno in Italia può spostare gli equilibri e che con Lautaro e Thuram avrebbe composto un reparto avanzato molto ben assortito. Samardzic, reduce da una grande stagione ad Udine, sarebbe andato ad arricchire un centrocampo come quello nerazzurro che in molti già avevano descritto come il più forte e completo dell’intera Serie A.

Inutile sottolineare poi come il naufragare di tali trattative abbia condizionato le strategie di mercato dell’Inter che si è trovata a rivedere in corsa i propri obiettivi con il fattore tempo a complicare il tutto; per individuare il sostituto di Lukaku i nerazzurri hanno sondato numerosi profili e alla fine la scelta è ricaduta su Arnautovic (classe 1989) del Bologna, giocatore con caratteristiche molto diverse da quelle del belga ma che torna all’Inter (era nella rosa che vinse il triplete nel 2010) con una gran voglia di fare gol e di vincere dei trofei.

Per colmare il vuoto derivante dal mancato arrivo di Samardzic i nerazzurri potrebbero invece optare per una soluzione interna dando fiducia a Sensi, di ritorno dal prestito al Monza e reduce da un ottimo precampionato, che se non sarà tormentato dagli infortuni (che purtroppo ne hanno condizionato la carriera) potrà diventare una pedina fondamentale nelle rotazioni di Inzaghi.

Nel complesso però, dai casi Lukaku e Samardzic, l’Inter intesa come società ne esce rafforzata mostrando una determinazione ed una fermezza veramente encomiabili; sarebbe stato certamente più semplice rincorrere Lukaku o assecondare le richieste al rialzo dell’entourage di Samardzic per arrivare a chiudere a tutti i costi quelle operazioni. Al contrario, preso atto dei comportamenti delle controparti, l’Inter ha scelto la strada più difficile e coraggiosa, preferendo tirarsi indietro di fronte a situazioni mutate ed in cui la componente “fiducia” era stata irrimediabilmente compromessa.

È legittimo che ciascuna società abbia un proprio codice di comportamento ed i nerazzurri hanno dimostrato con i fatti che la serietà è un valore fondamentale e che se viene meno la fiducia nell’interlocutore si può porre fine ad una trattativa – anche se nella sua fase conclusiva – pur di tutelare la propria credibilità ed i propri principi. A maggior ragione quando vi è un accordo tra le parti – quella che noi chiameremmo “la stretta di mano” o “la parola data” – non si può rimettere in discussione tutto per questioni di convenienza o di opportunismo; è doveroso che le società si sottraggano a questi meccanismi pretendendo maggiore rispetto da parte dei calciatori (e da chi li circonda) e soprattutto prediligano coloro che esprimano con i fatti la propria voglia di difendere con orgoglio e fierezza i colori e la storia che quel club rappresentano.

Nel nuovo campionato l’Inter avrà un Lukaku ed un Samardzic in meno ma certamente a livello di club è molto più forte di prima avendoci dimostrato come non tutto possa essere oggetto di trattativa e che rispetto e fiducia rappresentino valori non negoziabili e soprattutto non sacrificabili. E chiunque si interfaccerà con Marotta & Co. dovrà aver ben presente tutto questo.

Enrico Paci, 18 agosto 2023