Un secolo fa era Antonio Gramsci a parlare di egemonia culturale della sinistra. Questa si sarebbe dovuta espandere in tutti i settori della comunicazione, dai banchi di scuola alle redazioni dei giornali, dalle università fino ad arrivare alle librerie ed alle biblioteche. Ed ecco che a cento anni di distanza, possiamo dire tranquillamente che l’operazione gramsciana è giunta ampiamente al suo successo. Almeno in Italia.
L’egemonia della sinistra
Non solo perché, storicamente parlando, in Italia abbiamo avuto il più grande Partito Comunista europeo, ma anche perché appare ormai lampante – a Prima Repubblica terminata – l‘esistenza di due pesi e due misure, che guarda caso agiscono oggi a favore del progressismo. Di esempi ne abbiamo a bizzeffe. Tanto per utilizzare un classico: qualsiasi partito non di sinistra che raggiunga almeno il 15 per cento dei consensi è per definizione fascista. Lo abbiamo visto con Silvio Berlusconi, poi con Matteo Salvini quando la Lega raggiunse punte del 30 per cento ed oggi, ovviamente, lo stesso trattamento tocca a Giorgia Meloni.
Erano sempre Meloni e Salvini ad essere chiamati “bastardi” in diretta televisiva da Roberto Saviano, senza che nessun esponente dell’opposizione – mediatica e politica – muovesse un dito. E ancora, era lo stesso scrittore a definire il leader del Carroccio un “ministro della Malavita”, parlando poi di un ritorno dell’autoritarismo con l’esecutivo di Giorgia Meloni. Immaginatevi se fosse stato un esponente della destra ad utilizzare questi toni nei confronti di un altro di centrosinistra. Vi spoileriamo qualcosa: titoloni sui giornali, richieste di dimissioni, fango mediatico e via andare.
Per approfondire:
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Libraia anti-Meloni
Ora, la sinistra ne ha partorita un’altra: la libraia Alessandra Laterza ha deciso che non venderà il nuovo libro della premier Meloni, La Versione di Giorgia, intervistata da Alessandro Sallusti. Un caso particolare, visto che era la stessa – nel 2021 – a rifiutare di mettere sui propri scaffali Io sono Giorgia, la prima fatica della titolare di Palazzo Chigi. E la giustificazione? “Sono indipendente”. Indipendente? Sì, se solo poi non si viene a scoprire che Laterza è una militante di sinistra e che, nel 2021, scriveva sui social: “So scelte, mejo pane e cipolla, che alimentare questo tipo di editoria”. Esatto, l’indipendenza va bene solo se i libri venduti sono vicini al suo cuore politico, mica vale anche per l’altra parte. Sia chiaro.
In un post su Facebook, però, la libraia racconta le sue motivazioni: “Ho pensato molto, ho parlato con mia figlia, con il mio compagno, con la mia famiglia Queer, ho scritto nelle chat politiche e ho ascoltato le mie famose mamme della libreria. Alla fine ho deciso che la disobbedienza merita coerenza“. E ancora: “Mettiamola così, l’editoria ci regala perle dall’inestimabile valore letterario, questi libri ci conducono verso esperienze che forse non faremo e luoghi che non vedremo, alcune sensazioni non saranno alla nostra portata, per questo motivo la mia libreria continua e continuerà a scegliere e non ha posto per questo testo”. Chissà se con un altro premier, rigorosamente di sinistra, la scelta sarebbe stata la stessa. Noi abbiamo qualche dubbio.