Tutto il mondo si sta chiedendo cosa farà l’amministrazione Trump nei prossimi anni. Nessuno si interroga sul progetto politico della von der Leyen. Anche perché non esiste. È la plastica evidenza del fatto che l’Europa avrà un ruolo marginale nei prossimi anni.
Conosciamo nel dettaglio tic, gaffe e tatuaggi dei collaboratori di Trump. Ridiamo dei loro curricula. Critichiamo l’influenza di Elon Musk. Insomma, stiamo facendo la radiografia della prossima amministrazione americana, sapendo che determinerà le sorti del mondo. Da loro dipenderanno la cessazione delle guerre, la prosecuzione delle folli politiche climatiche, l’andamento dell’economia globale, persino le risposte alle prossime pandemie. Peccato che nelle stesse ore si starebbe formando anche il governo dell’altro blocco occidentale, e cioè la Commissione europea. Ma nessuno si interroga su cosa farà la von der Leyen con i suoi ministri.
Ci scandalizziamo di come stia maturando la scelta della squadra Trump, ma non ci rendiamo conto che i commissari europei, che poi sarebbero 26, sono piazzati là, inamovibili, solo per un complicato sudoku che deve combinare Stati membri, generi e partiti politici avversari. I ventisei, se fosse stato per loro, non sarebbero neanche usciti a cena insieme, per quanto la pensino diversamente su tutto. Ritenere che l’ungherese Oliver Várhelyi possa farsi un tête-à-tête con la spagnola Teresa Ribera è come immaginare una cena a lume di candela tra Netanyahu e Khamenei.
La governance del nostro continente assomiglia all’aereo più pazzo del mondo. I suoi commissari sono talmente ininfluenti sulle sorti dell’Europa, che non vale neanche la pena sapere che tipo di tatuaggi e posizioni politiche hanno tenuto nel loro recente passato. Sono prima nominati per compiacere partiti e Stati di provenienza e poi per magia dovrebbero diventare algidi rappresentanti di un’entità suprema che si chiama Europa. Siamo talmente sconsiderati da prendere in giro il soldato che si occuperà della Difesa americana (peraltro un veterano con studi ad Harvard) e non disponiamo di un esercito comune. Sfottiamo la ministra dal grilletto facile che si occuperà di immigrazione dal Messico e scopriamo che le politiche migratorie in Europa le fanno i magistrati. Contestiamo i ministri pro-industria di Trump e pensiamo di affidare il green ad una talebana spagnola del solare.
Il suo ministero si chiama «Transizione pulita, giusta e competitiva». E con questi titoli vorremmo fare concorrenza all’autocrazia cinese e alla spregiudicatezza americana. Ecco perché tutti si chiedono cosa farà Trump e ignorano la baronessa von der Leyen.
Nicola Porro, ilGiornale, 22 novembre 2024
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