Sì alle donne ai vertici delle aziende, ma non tramite le quote rosa. È più o meno questo il messaggio lanciato dalla Mara Panajia, AD e Presidente Henkel Italia, durante il dibattito alla Ripartenza. La domanda è semplice: come si arriva ai vertici di un’azienda così importante ed internazionale partendo “dal profondo Sud” di Reggio Calabria? Risposta secca: “Non perché sono donna e io questo ci tengo a precisarlo. Ho un curriculum di tutto rispetto perché nella mia vita ho fatto finance, ho fatto marketing, ho fatto vendite, ho fatto la carriera internazionale, ho lavorato e girato per il mondo come responsabile del brand più importante di Henkel”. Sintesi: bisogna portare i risultati, far funzionare la macchina, meritare il ruolo. Che si sia uomini o donne, poco importa.
Il percorso di Panaja parte dal liceo classico, passa per ingegneria alla Bocconi, arriva alle società di revisione, Danone e infine Henkel prima in Italia e poi in Germania da “pendolare”. Tornata nel Belpaese nel 2019 come General Manager ha trovato una situazione “molto difficile”. E da lì è partito il nuovo percorso: “Ho ascoltato le mie persone – ha raccontato Panajia dal palco del teatro Petruzzelli – Quando sono arrivata ho fatto 127 interviste individuali chiedendo alle persone cosa funzionasse, cosa no e cosa andasse cambiato. E insieme abbiamo raggiunto i risultati. Se poi uno performa ed è anche donna, ben venga. Ma non posso tollerare che si dica ‘è stata messa in quella posizione perché donna’. Non lo posso tollerare perché le aziende non sono delle Onlus”. Più chiari di così, impossibile.
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