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Parla il campione

“Io coerente, voglio libertà di scelta”. La lezione di Djokovic sul vaccino

Novak Djokovic intervista Corriere

Ci sono interviste che vale la pena leggere. E quella di Aldo Cazzullo a Novak Djokovic è una di queste. Non tanto per la ricostruzione della sua straordinaria carriera, per il rapporto con Federer e Nadal con cui “non potremo essere mai amici”. Nemmeno per il racconto di quella volta, era il 2019, in cui annullò due palle match a Roger Federer con tutta Wimbledon a tifare contro. E nemmeno per la storia dell’incontro con il lupo all’età di 10 anni, anche se non capita tutti i giorni di stare per 10 secondi a guardare negli occhi un animale rischiando di essere sbranato. A colpire nella lunga intervista è soprattutto la lezione di libertà e coerenza che Novak impartisce ai tanti che in questi anni di Covid sono corsi dietro agli obblighi. E che lo hanno crocifisso per le sue scelte.

Djokovic: “Sono un pro-choice”

Parlando con il Corriere, Djokovic confessa di aver tratto ispirazione, tra gli altri, dal regista Emir Kusturica, “un uomo che ha il coraggio delle proprie idee, e le difende dalle pressioni dei media”. Pressioni che anche Novak ha dovuto subire e gestire in questi due anni di pandemia. Come noto, il campione non ha voluto sottostare al principio della vaccinazione obbligatoria con cui non era d’accordo. “Ho subìto tutto sulla mia pelle – racconta – Molte persone hanno apprezzato che io sia rimasto coerente. Il 95 per cento di quello che è stato scritto e detto in tv di me negli ultimi tre anni è totalmente falso”. Djokovic ci tiene a precisare di non esse un “no vax”, ma non è neppure un “pro vax”. Banalmente si definisce “un pro choice”: “Difendo la libertà di scelta – spiega a Cazzullo – È un diritto fondamentale dell’uomo la libertà di decidere che cose inoculare nel proprio corpo e cosa no. L’ho spiegato una volta alla Bbc, al ritorno dall’Australia, ma hanno eliminato molte frasi, quelle che non facevano comodo. Così non ho mai più parlato di questa storia”.

La detenzione in Australia

Il caso più clamoroso risale ovviamente a quella maledetta edizione degli Australian Open. Inizio 2022: Djokovic parte per l’Australia e viene fermato allo sbarco perché non vaccinato. Il governo australiano lo accusa di essere entrato illegalmente, viene rinchiuso prima in hotel e poi in un centro di detenzione per immigrati, quindi vince un primo ricorso ma viene comunque espulso dal Paese. Niente torneo per lui, che dovrà rinunciare anche a quelli negli Stati Uniti sempre per assenza di green pass. “Com’era il posto in cui l’hanno trattenuta?”, chiede Cazzullo. “Un carcere. Non potevo aprire la finestra. Io sono rimasto meno di una settimana, ma ho trovato ragazzi, profughi di guerra, che erano lì da moltissimo tempo. Il mio caso è servito a gettare luce su di loro, quasi tutti sono stati liberati, e questo mi consola. Un giovane siriano era lì da nove anni”. Djokovic ricorda che il giudice australiano “aveva accolto il mio ricorso”, ma il ministro dell’immigrazione decise dei rispedirlo a casa. “Io però non ho violato le regole: sono entrato in Australia con i documenti necessari e corretti, come ha riconosciuto il magistrato del primo processo”.

L’attacco ai media maistream

La questione vaccino o non vaccino, per Novak, non è il fulcro della questione. Sono i principi a contare davvero. “Avevo avuto il Covid ed ero guarito – racconta – Ho rispettato tutte le norme e non ho messo in pericolo nessuno. Eppure una volta là sono diventato un caso politico, uno che metteva in pericolo il mondo. Il sistema, di cui i media sono parte, esigeva un bersaglio, che fosse opposto al mainstream; e lo sono diventato. Mi hanno messo l’etichetta di no vax, una cosa del tutto falsa, che ancora adesso mi fa venire il mal di stomaco. Poi si è scoperto che la situazione della pandemia era molto diversa da come veniva presentata. Ora l’Organizzazione mondiale della sanità ha scritto che il virus non è più così grave, che fa parte di tutti i virus che abbiamo…”.

L’errore dei governo, per Novak, sta tutto nell’aver “diviso la società”. Aver additato alcuni come “persone non grate” solo perché avevano scelto, liberamente, di non farsi inoculare il vaccino. “Mi sono ritrovato solo – insiste – ma quella volta mi sono sentito la pecora, circondata da venti lupi. E un uomo solo contro i grandi media non ha chance. Io dimentico in fretta, sono concentrato sulle cose positive. Ho avuto il Covid una seconda volta. Ho sempre accettato le regole, non potevo andare in America e non sono andato, ho rinunciato a due Us Open per restare coerente con me stesso. Non ho parlato, perché ho visto che quel che dicevo veniva distorto. Sono tornato in Australia e ho vinto. Però sono rimasto deluso. Dai media e da molti colleghi”.