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Il Papa emerito

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Uno dei motivi del fascino e della forza attrattiva che Benedetto XVI ha esercitato è consistito, probabilmente, nella capacità che egli ha avuto di unire una radicale critica della modernità con un’attenzione tutta moderna per i problemi e le sfide del presente.

Il teologo tedesco, diventato papa con un cursus honorem tutto interno alla Chiesa, non si è mai rinchiuso in una torre d’avorio lontana dal mondo, non lo ha mai rifiutato pur mai adeguandosi ad esso. Egli ha partecipato sempre attivamente alle battaglie del suo tempo, il che non poco contrastava, fra l’altro, col carattere schivo, dimesso, persino timido, della sua personalità. La sua è risultata essere pertanto una “voce nel deserto”, quel “deserto spirituale” che, secondo la sua definizione, è il nostro tempo. In esso, per usare un’altra sua nota espressione, vige una “dittatura del relativismo”, una perdita di senso generale che porta ad equiparare il sacro e il profano, i più nobili valori della tradizione (che depotenziati e non vissuti non possono considerarsi più tali) con gli interessi e i capricci del momento.

Per approfondire

Era un vecchio e ordinato mondo di valori e gerarchie, di tradizioni e costumi, di ragione non meno che di fede, quello che Ratzinger aveva in mente, che la Chiesa e l’umanesimo cristiano hanno rappresentato e che il Papa emerito sentiva persi nel nostro tempo. Ratzinger avvertiva un che di destinale in tutto questo, dopo tutto. Nessuna idea di restaurazione reazionaria di un ordine perduto era in lui, ma l’idea piuttosto di prendere atto della realtà e rinserrare le fila fra quei pochi che in quel “mondo di ieri” cristiano continuavano a credere. Una Chiesa di minoranza e di testimonianza, di piccole cellule di resistenza, come quella dei gruppi monastici che aveva messo su nell’alto Medioevo San Benedetto in giro per l’Europa. Perché è indubbio che Ratzinger è stato un papa europeo per antonomasia, ed Europa e cristianesimo, civiltà occidentale/cristiana e civiltà tout court sono stati per lui un tutt’uno.

La partita per Bendetto XVI, che aveva avuto un ruolo importante nel pontificato di Giovanni Paolo II, si giocò nella prima decade del nuovo secolo, quando più volte intervenne, inutilmente purtroppo, per far capire alle élite e ai politici europei che inserire il riferimento alle radici cristiane nel preambolo di Costituzione europea non era una questione secondaria: che su quelle radici, e su quella identità, si erano costruite le nostre libertà. E che quelle libertà ora più che mai, per la forza di nemici esterni e interni, altamente erano in pericolo e fortemente andavano tutelate e rinsaldate. In questo preciso punto si colloca il motivo per cui Ratzinger ha toccato corde che stanno a cuore anche a noi liberali.

Corrado Ocone, 29 dicembre 2022