Io l’ho desiderata ardentemente: che ipocrisia vietare la cannabis light

L’inno della destra “le droghe fanno tutte male” è un illusionismo statalista. E sa molto di paternalismo sanitario

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Cannabis

C’era proprio bisogno di vietare o altrimenti ostacolare la coltivazione della marijuana “light” sotto lo 0,2 THC? A me questo potere di centrodestra pare per niente fascista ma molto mussoliniano nel senso del trasformismo: morbido, emolliente nelle questioni di peso e inflessibile, cazzuto sulle minuzie, da stroncare coreograficamente, a mascella sguainata.

La norma dirigista contro la cannabis leggera è di pura parata, serve a convincere gli ingenui che “noi siamo sempre gli stessi, siamo inflessibili con la droga, la peste dei giovani”, quindi potete fidarvi e rivotarci. Ma è un illusionismo, per svariate ragioni. Anche senza voler scomodare il libertarismo estremo di Milton Friedman, che le droghe le avrebbe legalizzate tutte, senza distinzioni (lasciando all’individuo il controllo totale su se stesso, su come tutelarsi o sfasciarsi), certi paletti vanno posti: entro o meglio oltre quali limiti una sostanza è alterante e dunque pericolosa? Spetta sempre e comunque allo Stato, che poi si traduce in una commissione di burocrati scelti dai politici, decidere cosa sia dannoso? Non è necessario essere dei fricchettoni da centro sociale per accorgersi che le cose non tornano; senza rifugiarsi nelle obiezioni inconsistenti, alla Saviano, per cui “così si fa il gioco delle mafie”: la questione non è finanziaria, quella dell’antiproibizionismo virtuoso, pannelliano, è una sirena che non regge alla prova fattuale ed è, se mai, ancora una volta pura seduzione statalista, malché truffaldina: legalizzare una sostanza o una pratica, affidarla al controllo dello Stato, significa lasciarla completamente fuori controllo, salvo il fatto che se ne ricaveranno nuove tasse: comunque non porta in alcun modo a disinnescarla. Il gioco d’azzardo, una volta passato nelle rapaci mani dello Stato, è esploso generando milioni di ludopatici che lo Stato deve curare a prezzo carissimo e sulle spalle di tutti; per le droghe, in senso lato, sappiamo perfettamente che ad avvenuta legalizzazione le mafie fanno sparire subito la roba alimentando il proprio mercato nero: cambia niente, il crimine organizzato è tutto meno che scemo.

La questione, d’altra parte, è squisitamente garantista e non di meno pratica: spetta allo Stato proibire (o imporre) la qualunque sulla base del paternalismo sanitario? Per carità, abbiamo visto le conseguenze, catastrofiche, irresponsabili e incontrollate, in tempi di pandemia e vaccini coatti. Senza contare che, a questo punto, andrebbe vietato di tutto e di più, dagli alcoolici al tabacco: torniamo al proibizionismo moralistico, al maccartismo paranoide? Ci sono estremi da rifiutare in ogni direzione, questo è indiscutibile, ma il fanatismo acritico non è una soluzione; Frank Zappa, rockstar atipica, arrivava a cacciare chiunque in odore di abuso, però spiegava: “Non mi disturba la droga in sé, è che se da strafatto non suoni come dico io, non mi servi; inoltre, vi fidate di un politico in allucinogeni che deve prendere una decisione su una guerra?”.

Il fatto è che la cannabis light non è più potente, o dannosa, di qualche “shottino” al bar, e però il suo uso (anche) medico è assodato, la sua efficacia indiscutibile: ve lo assicura uno che nell’ultimo anno la ha desiderata ardentemente, a causa di plurime sofferenze, dovendosi accontentare di farmaci oppiacei, autorizzati, assai più potenti, che in breve gli hanno sviluppato una dipendenza da sradicare con una brutale autodisintossicazione: ho strappato via tutto di colpo, sopportando i sudori freddi, le allucinazioni, gli attacchi di panico. Rischiando un colpo secco per giorni e notti. Conosco tanta gente che, in preda a dolori perniciosi e cronici, da questi preparati riceve un sollievo perfettamente degno e che non andrebbe sottoposto a più che tanti rigori dirigisti: insomma lasciategliela prendere, Cristo santo, e se qualcuno ci si stona, guardate che ci sono infiniti mezzi, molto più… impattanti, e i nostri preadolescenti li conoscono tutti.

Allora vietate pure il Vinavil, che sniffato dà una botta che lèvati. Cose che i nostri scafati governanti sanno benissimo, ma le ragioni della retorica propagandistica vengono prima. Sappiamo anche, tutti sanno, che nel mondo della politique d’abord (e dell’informazione inflessibile) la cocaina è diffusa più dell’acqua minerale, ma l’élite se la cava alla maniera dei gesuiti: fate e non fate sapere, “nisi caste, caute”. Non è leggermente tartufesco tutto questo? (e si potrebbe discutere anche sull’eutanasia, demonizzata in nome dello statalismo confessionale: avete mai non dico sperimentato, ma vissuto da vicino l’agonia interminabile, oltre il calvario, di chi da sempre non ce la fa più? O in nome del crudelismo fideista si continua ad imporre l’inferno senza termine?)

Il garantismo è una bestia in apparenza mite, in realtà pericolosa: se non sorvegliato può degenerare in mania, in ossessione a tutto vantaggio di chi non lo merita: dei delinquenti e dei devianti invece che per le vittime. Però il garantismo è, o dovrebbe essere, un argine a tutela dell’ormai famigerato individuo, una barra da tenere dritta contro gli abusi di uno statalismo che più si va avanti, più lo si rinnega a parole, e più lo si pratica nei fatti. Neppure questo centrodestra, per niente fascista, un po’ troppo trasformista, ha saputo, a quanto pare, rinunciarvi.

Non solo per la cannabis light “che distrugge i nostri figli, le droghe sono tutte veleno, sono merda”: piano, ragazzi, piano, frenate un attimo: senso della realtà, non ideologia al contrario, anche voi. Non svelatevi in stivaloni sulle cazzatelle, e poi demopiddini sulle cose che pesano. Perché voi temete l’ordalia piddina e allora ve la cavate con questi provvedimenti un po’ fumettistici. È che vi manca quel minimo di liberalismo libertario libertino. Concentratela meglio la vostra sollecitudine. Non annacquatela, non svalutatela. Se davvero intendete difendere un po’ di sano, severo senso di responsabilità, perché, tanto per cominciare, non vi mettete seriamente all’opera per stroncare il lassismo ereditato dalla sinistra che premia vandali climatici, balordi clandestini, teppistoidi i quali dopo qualsiasi impresa finiscono in televisione sull’onda dell’impunità? Voglio dire, non sarà colpa vostra, direttamente, ma che deve dire un cittadino che si trovasse nei guai per la cannabis all’acqua di rose e vede una occupatrice seriale, imputata di tentato omicidio, a decidere in sua vece a Bruxelles?

Facciamo i seri, per una volta: perché non bastonate duro sui torturatori di animali a vario titolo? Forse i severi censori della droga a tout prix non sanno che dopo l’episodio, allucinante, del gattino randagio scaraventato in un orrido da tre mascalzoni minorenni, “e adesso seguiteci sui nostri canali social”, nella totale inerzia dello Stato si è registrata una alluvione di casi analoghi. Tutti efferati. Tutti insostenibili. Roba mostruosa, di crudeltà disumana, spaventevole in ragazzini di pochi anni. Ma cosa c’è? Non conviene metterci becco per non disturbare le soppressioni elettorali di poveri orsi in Trentino? Vedi come cambiano le cose, e l’etica pubblica, e lo scrupolo salutistico, quando di mezzo ci stanno i calcoli del potere.

Max Del Papa, 4 agosto 2024

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