Cultura, tv e spettacoli

Ipocrisia olimpica: lecito deturpare l’Ultima Cena, scherzare sulle donne no

Bob Ballard, commentatore di Eurosport, licenziato per una banale battuta dal tipico sarcasmo britannico

Il suicidio dell’Europa prosegue gagliardo anche fuori dell’Europa, quella burocratica, antidemocratica che detta le sue regole autoritarie di importazione americana, il woke paranoico e idiota che sta lobotomizzando l’occidente. Non si salva neppure il Regno Unito della Brexit e non si salva la storica voce Bob Ballard, commentatore di Eurosport che ci ha rimesso il posto per una battuta dal tipico sarcasmo britannico, “Sapete come sono le donne, saranno andate a truccarsi”, riferito a una compagine di nuoto femminile che la tira in lungo alla premiazione: sono bastate le contorsioni cretine dell’altra conduttrice, ah che commento sessista, ah che cosa ignobile, e poor Bob decapitato sul posto, senza appello.

Dove starebbe il sessismo? Ma nel wokismo deficiente il primo o la prima che passa può mettersi a strepitare ed è sufficiente. Il politicamente corretto del qui ed ora, insuscettibile di contesti storici, annichilisce anche il senso dell’umorismo che è una delle risorse civili delle umane società nonché un elemento identitario. Nella inconfondibile ironia, caustica, non sessista, del commentatore Ballard possono, potevano identificarsi generazioni di inglesi e solo loro: un tedesco, un francese, un italico avrebbero trovato un altro modo. Potevano, adesso non possono più perché la prima gallina che passava si è messa a starnazzare e l’emittente Eurosport, bigotta il giusto, le ha dato retta per evitare guai.

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Ma l’ipocrisia del woke è sempre lì, ontologica, non esiste woke senza ipocrisia, non esiste politicamente corretto senza scorrettezza all’insegna della falsità. Vedi le signorine che fanno di tutto per farsi notare, scoprire, culi atomici su minigonne inguinali, modi e pose da immaginario bordellesco, da onlyfans e se uno se ne accorge si sentono “violentate dentro” e fanno il giro delle televisioni per possibilmente monetizzare. Buone a nulla ma capaci di tutto, ferocemente determinate, esperte nell’arte del vittimismo allusivo e sguaiato. Come definire certe cacciatrici di dote in questa epoca influencer ossia di vuoto cosmico? Comunicatrici, dicono, ma di che? Creatrici di contenuti, ma quali? O apprendiste giornaliste? O vestali della morale immorale e paracula per cui non si devono vedere i comportamenti, le situazioni, non si possono definire le antiche professioni per quelle che sono sempre state?

Nell’afasia del pensiero e del giudizio regna una babelica confusione al limite dell’incomprensibile e del manicomiale. Tiene banco per qualche ora il caso di una “giornalista e modella” che avrebbe inchiodato alle sue colpe maialesche uno di questi dalla professione incerta, agente? Produttore? Facilitatore? Sì, d’accordo, un mascalzone, ma più leggi e più ti resta la voglia di capire come fa una a fare contemporaneamente la giornalista e la testimonial di griffe, di marchi, quanto a dire due professioni incompatibili per legge e per deontologia. E nessuno lo spiega, sorvolano allo stesso modo delle cosiddette morti improvvise che l’informazione omertosa risolve come segue: è morto perché è morto, prima era vivo ma adesso no, che perdita per gli amici i parenti la comunità. Anche nel caso del predatore incatalogabile si sposta l’enfasi sulle mani lunghe, rapaci, ignorando tutto ciò che non torna.

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Per i giochi olimpici francesi, in una Parigi che non si scorge forse perché non esiste più, la battuta inglese di un commentatore è inaccettabile mentre è perfettamente compatibile, è nell’ordine delle cose una oscena rappresentazione dell’Ultima cena in una cerimonia di apertura dalla volgarità parossistica, affidata a un illustre sconosciuto, tale Thomas Jolly, artisticamente cresciuto nel giro omosessuale protetto da Macron. È del tutto organica alla fine della modernità politica, della immensa cultura europea la pletora di messaggi filoislamisti, blasfemi per il solo cristianesimo, allusivi di una pedofilia da cartone animato, la sottocultura queer di cui a quanto pare è imbevuto questo Jolly che dell’Europa un tempo delle cattedrali ha la seguente concezione: “Un ibrido fra Taylor Swift e gli acrobati del circo gay”. E per non sbagliare coinvolge la Lady Gaga che sta con un coreografo suo amante, nel rispetto dell’affarismo inclusivo che piace ai nuovi cortigiani genderizzati.

Questo non disturba ovvero può disturbare chi vede, il pubblico che però non ha voce in capitolo; la innocente presa in giro, di sapore rètro, di uno storico telecronista inglese non disturba nessuno del pubblico ma basta all’estabilishment politico e mediatico lo stupido rotolarsi in terra di una esaltata “nello spirito del tempo” per decidere che trattasi di crimine sommo, e procedere di conseguenza.

Max Del Papa, 29 luglio 2024

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