Premesso che considero una innocua scemenza propagandistica quella espressa dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, esortando metaforicamente a non far respirare i mafiosi detenuti durante i loro trasferimenti, prendiamo atto che ancora una volta l’opposizione di sinistra, non avendo argomenti concreti, si attacca alle parole per alimentare assurde polemiche politiche.
Sull’argomento credo che abbia perfettamente colpito nel segno Annalisa Terranova, vicedirettore del Secolo d’Italia, nel corso di una acceso dibattito durante L’aria che tira, condotto su La7 da David Parenzo. In sostanza, pur prendendo le distanze dall’uscita infelice di Delmastro, la giornalista ha evidenziato l’evidente sproporzione tra l’indignazione di questa ed altre prese di posizione provenienti da esponenti della destra e quella, praticamente assente, nei riguardi di frasi ben più gravi, soprattutto se pronunciate da chi occupa un ruolo di rilievo pubblico. In particolare, la nostra ha chiamato in causa i reiterati richiami alla rivolta sociale espressi da Maurizio Landini, il livoroso leader della Cgil. Reiterati e molto irresponsabili richiami alla rivolta sociale che, a suo dire, sembrerebbero ben più seri rispetto alle parole dette dall’esponente di Fratelli d’Italia.
Valutazione piuttosto evidente, ma non condivisa dallo stesso conduttore, il quale ha dichiarato di ritenere più grave il metaforico “non fateli respirare” di Delmastro, piuttosto che l’utilizzo del tema della rivolta sociale per costringere il governo ad allentare i cordoni della borsa, accontentando le insostenibili rivendicazione di Landini & company. Evidentemente anche il bravo Parenzo appartiene al novero di quei nostalgici di antichi miti rivoluzionari, ancora duri a morire nonostante una impietosa storiografia, che nel loro personale vocabolario politico considerano in termini positivi il concetto di rivolta sociale.
D’altro canto, se anche uno dei padri storici delle rivoluzioni rosse come Mao Tze-Tung scrisse più volte che “ribellarsi è giusto”, non possiamo certo stigmatizzare i suoi scalcinati epigoni del terzo millennio. Bisognerebbe solo perdonarli solo perché non sanno proprio quello che dicono.
Claudio Romiti, 18 novembre 2024
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