Ipocrisia sinistra: sbraita su Musk, tace su Soros

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Dopo le discusse dichiarazioni di Elon Musk contro i giudici del Tribunale di Roma, le italiche sinistre riscoprono d’improvviso la loro vena nazionalista e il loro innato sentimento patriottico. Incredibile, ma vero. È bastato un brevissimo tweet dell’odiatissimo Elon, cinque parole appena, “These judges need to go”, per risvegliare di colpo i sopiti istinti sovranisti dei rappresentanti del fronte d’opposizione, ora più che mai determinati a sollevare le barricate per difendere l’amatissima Patria dal pericolo di ingerenze straniere.

Chi l’avrebbe mai detto? Patrioti, proprio loro? Curioso, no? Chissà perché proprio adesso? A voler pensar male si potrebbe persino ipotizzare che non abbiano ben digerito la debacle elettorale statunitense. Di certo, costoro non riescono proprio ad accettare l’idea che un governo democraticamente eletto possa assumere una determinata linea in materia di immigrazione, giusta o sbagliata che sia, e portarla legittimamente avanti nonostante le ripetute interferenze del potere giudiziario. Come se in una democrazia degna di tale nome il compito di dettare l’agenda politica appartenesse alla Magistratura.

Chiaro, non spetterebbe neppure ad Elon Musk giudicare il funzionamento dell’apparato giudiziario di uno Stato sovrano o stabilire se un giudice vada rimosso o meno dal suo incarico. Su questo non c’è dubbio. Allo stesso modo, però, è altrettanto vero che quella stessa sinistra che oggi urla a gran voce allo scandalo, scagliandosi veementemente contro Musk, è la stessa che per anni si è lasciata generosamente foraggiate da filantropi e speculatori stranieri, su tutti George Soros, desiderosi di influenzare le politiche migratorie dell’Italia. Quella stessa sinistra che, nella cruenta stagione di Mani pulite, non osò batter ciglio dinanzi ai continui sconfinamenti del consolato americano di Milano che, al contrario, ebbe sempre mano libera per indirizzare il lavoro di quel pool di giudici che di lì a poco avrebbe raso al suolo la Prima Repubblica.

Or dunque viene spontaneo chiedersi: i casi appena citati (e non sono certo i soli), non rappresentano forse tentativi, quanto e molto più di quello di Musk, di ingerenza da parte di soggetti stranieri nelle dinamiche politiche interne? Perché quella sinistra che oggi tanto si indigna per le parole di Elon Musk, prima d’ora non si era mai preoccupata delle interferenze e del ruolo esercitato dai soggetti stranieri di cui sopra? Chissà. Ad essere maliziosi verrebbe quasi da pensare che a sinistra si indignano così tanto perché, a differenza dei casi sopra citati, in questo specifico caso non siano riusciti a trarre dalle ingerenze straniere alcun beneficio, né politico, nè economico, né di qualsivoglia altra natura. Ma questo, è bene sottolinearlo, è soltanto un fugace pensiero maligno. Le vere ragioni saranno certamente altre, non c’è dubbio.

Ciò detto e specificato, può essere utile porsi un ultimo interrogativo: quale sarebbe oggi la posizione degli italici progressisti su Musk, se il Ceo di Tesla avesse finanziato la campagna elettorale di Kamala Harris e avesse energicamente difeso le politiche migratorie di un esecutivo di centrosinistra?

Salvatore Di Bartolo, 16 novembre 2024

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