Ipocrisia sinistra: schifa Musk ma se ne abbevera

Il Pd attacca il magnate ma poi va pazzo per Starlink. Il caso di Riano a guida dem con il maggior numero di parabole in rapporto ai cittadini

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Schlein Prodi Musk

Chi di Musk ferisce, di Musk perisce. È il caso di Romano Prodi che, con sprezzante prosopopea professorale, ha dato della «ubbidiente» a Giorgia Meloni verso l’uomo più ricco del mondo. Peccato che, nel frattempo, un sindaco amico di Elly Schlein abbia spalancato le porte del proprio comune a Starlink, la costellazione di satelliti creata da Elon Musk che porta internet ovunque, anche a Riano, un comune con parecchi problemi di connessione. Infatti, secondo un rapporto riservato della Polizia Postale la città italiana con il maggior numero di apparati mobili Starlinkin rapporto agli abitanti è proprio Riano, alle porte di Roma.

Il sindaco della città, Luca Abbruzzetti, lo scorso anno ha accolto in pompa magna la segretaria del Pd per commemorare Giacomo Matteotti nel luogo in cui fu rinvenuto il corpo senza vita del parlamentare soprannominato «tempesta» e dove è stata eretta una stele alta cinque metri. Nella cittadina laziale si contano più parabole Starlink sui tetti delle case che lampioni. Ufficialmente queste piccole antenne servono per il campeggio, ufficiosamente trasformano le case in hub spaziali a basso costo. Ma non è solo una questione di piccoli comuni. Che ci sia grande fermento tra i servizi d’intelligence e nel deep state Usa attorno a Starlink è un fatto risaputo, anche da noi – soprattutto dopo che il 30 novembre 2024 alle ore 17:33 è stato registrato un nuovo passaggio dei satelliti Starlink di SpaceX sopra l’Italia – c’è preoccupazione, d’altronde però la rete europea Iris 2 sarà lanciata, se tutto va bene, tra cinque anni. Decisamente troppi. L’arrivo di Starlink rivoluzionerà il mercato della connettività e il nostro Paese farà da grimaldello a tutto il mercato.

Tradotto: questo sistema porterà internet ad alta velocità là dove cavi e fibra non arrivano. Gli operatori telefonici come Tim, Vodafone, Iliad ecc. iniziano a sudare freddo, vedono in Starlink una minaccia in quanto non si avrà più necessità delle antenne di Cellnex o di Inwit. I clienti non avranno più bisogno di accesso a rete e connettività via cavo potendo essere velocemente connessi senza aspettare i tempi di scavo e di attivazione, per questo a subire la grande rivoluzione saranno gli operatori che offrono servizi wholesale come Fibercop e OpenFiber. Battute di Prodi a parte, è di tutta evidenza che tra Meloni e Musk c’è parecchio feeling, il sottosegretario alla presidenza Alessio Butti infatti non avrebbe mai concesso il via libera alla sperimentazione satellitare di Musk sul territorio italiano senza l’ok della Meloni. Pragmaticamente il governo mira a valutare la possibilità di utilizzare la tecnologia satellitare per accelerare la diffusione dell’internet ad alta velocità, specialmente nelle aree remote o difficili da raggiungere, in linea con gli obiettivi di transizione digitale del Pnrr. Sono in corso interlocuzioni con diverse regioni italiane per testare l’integrazione dei servizi satellitari di Starlink con le infrastrutture esistenti. Già con l’emergenza post-terremoto dell’Emilia-Romagna c’è stato un ampio ricorso a Starlink. Ora, l’obiettivo è verificare se una combinazione di entrambi i sistemi possa soddisfare gli standard richiesti dal Piano nazionale per l’internet ad alta velocità. Open Fiber e FiberCop guardano alla sperimentazione Starlink con grande sospetto e preoccupazione per lo sviluppo del loro business, finora le due società hanno coperto circa un terzo dei 3,4 milioni di edifici previsti dal Pnrr.

Tuttavia, permangono difficoltà nel connettere ancora circa 450mila stabili situati in aree meno popolate. Delle preoccupazioni delle due aziende wholesale si sono fatti portavoce e sponenti dell’opposizione invocando la sicurezza e la sovranità digitale e presentando emendamenti per limitare l’influenza di Starlink in Italia. Ma non è solo quest’ultima a creare divisioni in una materia così incandescente come la sicurezza dei dati. Sul fronte della cybersecurity, piccoli centri di potere crescono. Più si cerca di gestire la transizione tecnologica e i rischi ad essa connessi, più si fa confusione. L’ultimo in ordine di tempo ad annunciare addirittura una riorganizzazione della Farnesina è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, subito assalito dalle feluche in rivolta. Sul piede di guerra anche le altre strutture con cui questo nuovo organismo della Farnesina si sovrappone: l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche della Polizia di Stato. L’intelligence ha fatto notare che, perla sicurezza nazionale, può esserci un grande rischio nella trasmissione di dati sensibili attraverso Starlink. Un tema che Meloni sta monitorando con grande attenzione insieme ad esperti dell’Aise.

Peraltro, anche i ministeri della Difesa, dell’Interno, della Giustizia, del Made in Italy e quello dell’Agricoltura, della Transizione ecologica e dell’Università si stanno organizzando autonomamente. Insomma, ognuno per sé e Musk per tutti. Manca il coordinamento. Come le risorse del Pnrr sono state usate per creare varie strutture di controllo piuttosto che per i progetti veri e propri, anche l’argomento della transizione digitale viene trattato in Italia alla stessa maniera, evitando in tutti i modi che le amministrazioni si parlino fra loro, moltiplicando i costi e creando contrasti. Fortunatamente pare che Meloni, anche su questa questione, stia per tirare fuori un coniglio dal cilindro. Possibilmente non un altro prefetto o generale in articulo mortis, ma promuovendo una personalità di riconosciuta esperienza nel coordinare questa complessa orchestra digitale. Provvidenzialmente, mentre Musk continua ad orbitare indisturbato sopra le nostre teste, è in arrivo per tutti noi la stella cometa.

Luigi Bisignani per Il Tempo 22 dicembre 2024

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