Esteri

Iran e Israele sono in guerra: cosa c’è dietro l’attacco a Damasco

Ucciso uno dei leader dei pasdaran Mohammad Reza Zahedi. Colpito un palazzo diplomatico? La verità è un’altra

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Sun Zu scrisse i tredici capitoli che compongono “L’arte della Guerra”, il più antico e famoso testo di arte militare esistente. Ogni capitolo è dedicato ad aspetti della guerra e come applicare la teoria alla tattica e alla strategia militare. Allora però non esistevano le ambasciate, i consolati, le convenzioni di Ginevra e, soprattutto, non esisteva l’Onu. Le guerre si combattevano, si vincevano o perdevano sui campi di battaglia e gli eserciti, quelli che si difendono e combattono per la sopravvivenza della nazione, soprattutto dopo aver subito un attacco improvviso e violento da un nemico con il quale aveva in corso un cessate il fuoco, non erano imbrigliati da tribunali internazionali, da veti incrociati o da campagne elettorali in corso.

Per non parlare poi delle risposte sproporzionate ad atti di guerra subiti che in realtà non esistono neanche oggi ma che a furia di citarli e urlarli ai quattro venti sono addirittura entrati nella memoria collettiva insieme ai “se”, ai “ma” e a tutte le altre motivazioni utili, e non vale solo per Israele, per scusare i terroristi e impastoiare le mani di chi vorrebbe difendersi.

Basta vedere l’epidemia di problemi psichici e psicologici che negli ultimi anni hanno colpito in Europa gli autori di attentati terroristici. Forse per ideologia o forse per paura. O forse per tutte e due le cose messe insieme.

Dopo il bombardamento della sede del consolato iraniano a Damasco, di cui Israele non ha comunque rivendicato la paternità, l’Iran ha annunciato ufficialmente la morte di 7 ufficiali tra cui Mohammad Reza Zadeh, Haji Rahimi e Hossein Amirallah. Poi, per bocca del ministro degli Esteri, ha dichiarato: “Netanyahu ha perso completamente il suo equilibrio mentale a causa dei suoi fallimenti a Gaza e del suo fallimento nel raggiungere gli obiettivi. Consideriamo questa aggressione una violazione di tutte le norme diplomatiche e dei trattati internazionali. Riteniamo che l’entità sionista sia responsabile delle conseguenze di questo passo e che la comunità internazionale debba intraprendere un’azione decisiva contro questi crimini”.

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Le minacce, invece, sono arrivate dall’ambasciatore iraniano a Damasco: “La nostra risposta all’attacco al consolato sarà dura”. Una cosa non l’hanno detta, non hanno spiegato cosa ci facevano tutti quei generali all’interno di una sede consolare che, almeno in teoria, servirebbe per dare visti di ingresso e di lavoro o assistenza ai cittadini iraniani all’estero.

Più cauto nei commenti è stato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che riferendosi all’evento ha manifestato la sua preoccupazione per l’eventuale escalation che potrebbe espandere il conflitto nella regione.

Il funzionario iraniano che è rimasto ucciso nell’attacco è Mohammad Reza Zahedi, non era un funzionario vero e proprio, ma un generale e membro anziano della Forza Quds iraniana. Nelle ore successive, infatti, il corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche ha confermato l’eliminazione di due dei suoi generali e altri 5 ufficiali. Aggiungendo questi sette nel conteggio totale, il numero delle guardie rivoluzionarie islamiche eliminate in Siria dal 7 ottobre 2023 sale a 20.

Secondo le agenzie di Intelligence occidentali nel momento in cui il palazzo del consolato iraniano in Siria è stato preso di mira c’era in corso una riunione ad altissimo livello fra i vertici di Hetzbollah, di Hamas e dei Pasdaran presenti in Siria.

Proprio l’Iran, che da anni finanzia il terrorismo in tutto il mondo con miliardi di dollari, è il vero comandante in capo e dirige, secondo le direttive decise a Teheran dagli Ayatollah, le strategie e l’intensità delle azioni militari contro lo Stato Ebraico.

È naturale pensare che dietro a tutto questo ci sia il Mossad, me è altrettanto naturale pensare che ormai da anni, soprattutto con il programma nucleare iraniano che nessuno ha avuto il coraggio di fermare e che ha come unico scopo la bomba atomica e la distruzione dello Stato Ebraico, tutte le linee rosse sono state superate e che la guerra fra Iran e Israele, che prima del 7 ottobre si era combattuta solo a livello di Intelligence, sia ora passata a una fase di violenza palese.

Il canovaccio, studiato a tavolino, è sempre lo stesso. Si usano spazi, edifici e strutture come scuole, ospedali, ospizi e luoghi di preghiera per immagazzinare armi ed esplosivi. Si usano gli spazi vicini a zone densamente abitate per sferrare attacchi con missili, razzi e colpi di mortaio in modo da bloccare le risposte dell’esercito israeliano o, nel caso, far causare con un cinismo che mette i brividi vittime civili trattate come scudi umani da esibire come trofei o da conteggiare per alimentare il fuoco delle proteste antisioniste non antisemite di coloro che amano gli ebrei morti ma contestano i vivi che si difendono.

Di filmati, prove e testimonianze, che certificano questo modus operandi, in questi anni ne sono state raccolte a centinaia ma in molti non hanno voluto guardare, non hanno voluto sapere, e quando l’irreparabile, che è più vicino di quanto possiamo immaginare, prenderà forma un po’ in tutto il mondo sarà molto difficile se non impossibile correre ai ripari.

Questo perché in troppi si ostinano a guardare a quello che stà succedendo prendendo le varie situazioni come fossero casi isolati e non anelli di un’unica catena. È un errore gravissimo che può costare molto caro a chi ancora vuole vivere in un mondo dove libertà e democrazia siano alla base di un’esistenza serena.

In ogni modo il palazzo che è stato colpito a Damasco all’esterno era mascherato da consolato, ma considerando chi lo stava occupando e cosa stava programmando, all’interno era un vero e proprio Stato Maggiore dell’esercito iraniano che usava l’extraterritorialità della delegazione diplomatica per organizzare la guerra prossima ventura che le forze iraniane in stanza in Siria, Hetzbollah il Libano e le altre organizzazioni islamiche, stavano pianificando contro lo Stato Ebraico. E Israele, sempre se verrà confermata la paternità dell’attacco, come tale lo ha trattato a prescindere dalla facciata diplomatica che Pasdaran e compagni di merende hanno inutilmente ostentato.

Michael Sfaradi, 3 aprile 2024

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