Iran, l’annuncio ufficiale: “Raisi è morto”. Cosa succede adesso?

Trovati i resti dell’elicottero avvolto nella nebbia. Il presidente iraniano vittima di un incidente. Si apre la successione: il ruolo della Guida suprema

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Un tragico incidente aereo vicino a Tabriz, nella provincia dell’Azerbaigian Orientale, ha portato alla scomparsa del presidente iraniano Ebrahim Raisi. Questo evento ha innescato profonde riflessioni sull’avvenire politico dell’Iran, gettando il Paese in una fase di incertezza sia a livello nazionale che internazionale.

Il velivolo, che trasportava il presidente insieme a una delegazione di alto livello, compreso il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, si è schiantato in circostanze che restano da chiarire. L’incidente ha così abbattuto la vita di figure cruciali per la leadership iraniana, generando un vuoto di potere significativo – anche se non traumatico – e sollevando dubbi sulla direzione futura che il Paese prenderà.

Attualmente, si stanno effettuando le operazioni di identificazione dei corpi, un processo complicato e doloroso che aggiunge ulteriore angoscia in una nazione già segnata da tensioni. Di sicuro però Raisi è morto: lo ha annunciato la tv di Stato, definendolo “martire in servizio” e annunciando i prossimi funerali. L’improvvisa perdita di questi esponenti di spicco stuzzica interrogativi riguardanti la transizione di potere e chi riuscirà a emergere in un contesto politico tanto delicato.

La Guida Suprema ha cercato di offrire conforto alla nazione, sottolineando che l’incidente non influenzerà la stabilità governativa. E può essere credibile per due motivi. Primo: la struttura piramidale dell’Iran vede al vertice l’ayatollah Ali Khamenei che di fatto gestisce vita, morte e miracoli del Paese islamico. Sotto di lui il presidente, l’assemblea degli esperti, la magistratura, il parlamento, il consiglio dei guardiani, i pasdaran e il corpo delle guardie rivoluzionarie.

La costituzione iraniana, attraverso l’articolo 131, stabilisce che nuove elezioni debbano essere indette entro cinquanta giorni dalla morte del presidente, processo che sarà gestito dal vicepresidente, dallo speaker del Parlamento e da quello della magistratura. Da questo momento, i poteri che erano nelle mani di Raisi passano direttamente al suo vice, Mohammad Mokhber Dezfuli, secondo quanto previsto dalla costituzione. Poi si andrà al voto. “In caso di morte, licenziamento, dimissioni, assenza o malattia superiore a due mesi del presidente della Repubblica – si legge nella Costituzione – il primo vice ne assume i poteri e le responsabilità e un consiglio composto dal presidente dell’Assemblea, dal capo della magistratura e dal primo vice è tenuto ad adoperarsi affinché il nuovo presidente della Repubblica sia eletto entro cinquanta giorni”.

Il contesto politico iraniano, caratterizzato da una crescente apatia elettorale e da un consiglio dei guardiani che tende a favorire candidati ultraconservatori, complica ulteriormente la scena politica attuale. Ci si interroga su come verranno gestite le prossime elezioni e sui candidati che avranno la possibilità di presentarsi. Ma soprattutto la domanda è: chi ha in mente l’ayatollah Ali Khamenei, vero burattino che muove i fili della politica iraniana?

Tra le figure considerate possibili successori, scrive Repubblica, emergono nomi come quello dello speaker Ghalibaf e dell’ex capo del consiglio Supremo di sicurezza nazionale Saeed Jalili, entrambi appartenenti all’establishment ultraconservatore, suggerendo una possibile preferenza per la continuità politica all’interno del potere attuale.

A livello di politica estera, la dipartita del ministro degli Esteri Amirabdollahian apre uno scenario di incertezza. Il suo potenziale successore, il vice ministro Ali Bagheri Kani, noto per il suo ruolo chiave nei colloqui di Vienna sul nucleare, potrebbe segnare un cambiamento significativo nelle relazioni internazionali dell’Iran, a seconda delle direzioni che prenderà all’interno della nuova configurazione di leadership.

Articolo in aggiornamento

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