Iran, perché il regime può cadere

Teheran è una polveriera: l’attacco missilistico contro Israele è lo zenit di un duro braccio di ferro ai vertici delle istituzioni iraniane

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presidente iraniano Pezeshkian netanyahu Israele

Per decenni l’Iran ha fatto affidamento su Hezbollah e su altri gruppi terroristici come prima linea di difesa contro Israele. Ma ora che lo Stato ebraico ha inflitto danni senza precedenti all’asse guidato da Teheran sorgono i problemi. Gli attacchi aerei israeliani hanno spazzato via la leadership di Hezbollah, infliggendo un colpo devastante ai piani dell’Iran, che nelle ultime settimane ha inanellato una serie di catastrofici fallimenti sul fronte sicurezza, basti pensare all’uccisione di Isma’il Haniyeh, deus ex machina di Hamas.

L’Iran ha sottovalutato la risposta di Israele all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e allo stesso tempo ha sopravvalutato la forza del suo asse, dotato di arsenali di razzi e missili tra Gaza e Libano. Nelle ultime settimane Tel Aviv ha inferto duri colpi e il regime di Teheran alla fine ha deciso di reagire, anche solo per questioni interne. L’offensiva di martedì è servita agli ayatollah per placare la frustrazione degli ultraconversatori e dei miliziani nella regione, pronti a tutto pur di vendicare Hassan Nasrallah e il già citato Haniyeh.

Ma contro il regime degli ayatollah il dissenso è sempre più forte e le divisioni interne sono sempre più evidenti. Secondo quanto rivelato dal New York Times, l’attacco missilistico contro Israele è stato organizzato e condotto dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica nonostante l’opposizione del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Quest’ultimo negli ultimi giorni aveva chiesto a più riprese di evitare l’escalation, temendo un conflitto aperto.

Ebbene, l’attacco contro lo Stato ebraico è arrivato al culmine di un duro braccio di ferro ai vertici delle istituzioni iraniane, con le Guardie della rivoluzione – favorevole a un’azione dimostrativa di alto profilo – che avrebbe infine convinto la guida suprema della Repubblica islamica, l’ayatollah Ali Khamenei, ad approvare i loro piani. Le fratture nel regime sono rappresentate plasticamente da Pezeshkian, che non è stato informato dell’attacco sino a poco prima del suo inizio.

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La strategia attendista contro Israele ha spaccato l’Iran nelle ultime settimane. Secondo diversi esponenti di spicco del regime, a partire dalle Guardie della rivoluzione, non aver risposto subito all’uccisione di Haniyeh e a quella del generale Abbas Nilforoushan rappresentava un grave errore di calcolo. L’eliminazione di Nasrallah ha diviso ulteriormente le forze iraniane, incluso il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, che avrebbe lamentato ai suoi collaboratori che la “moderazione dell’Iran” era stata interpretata dagli avversari del Paese come un segnale di debolezza.

Pezeshkian fino a poche ore prima dell’attacco missilistico contro Tel Aviv aveva provato a sponsorizzare la massima cautela. Emblematico quanto proferito durante un discorso alle Nazione Unite: in quell’occasione il presidente aveva espresso la volontà di collaborare a ridurre le tensioni regionali. Parole stroncate senza mezzi termini dall’ala conservatrice, protagonista negli ultimi giorni di veementi attacchi contro il presidente e contro il suo governo. A quel punto, le Forze armate avrebbero ottenuto il via libera da Khamenei per l’attacco missilistico, già messo a punto da settimane.

La divisione in Iran è visibile ad occhio nudo e lo scontro frontale con Israele potrebbe tracciare un solco. Non è da escludere che uno degli obiettivi dello Stato ebraico sia proprio quello di indebolire ulteriormente la tenuta del regime di Teheran, già messa alla prova dalle tensioni interne. In altri termini, Israele potrebbe fornire il contributo decisivo per portare all’implosione dell’Iran. Tutt’altro che casuale l’appello del premier israeliano Benjamin Netanyahu al popolo iraniano: “Quando l’Iran sarà finalmente libero e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. Non c’è posto dove Israele non possa arrivare per proteggere il proprio popolol. Il regime vi sta portando verso l’abisso ma i nostri due antichi popoli, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace”. Più chiaro di così…

Franco Lodige, 3 ottobre 2024

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