Anche il Corriere della Sera pubblicò un reportage a puntate nel 2003, firmato da Fabrizio Gatti, per documentare la schiavitù del XXI secolo. E Gatti scriverà, “È una vecchia storia. Arabi libici e neri hausa del Niger considerano gli abitanti della costa africana semplicemente inferiori. Un tempo attraversavano il Ténéré e il Sahara sulla stessa rotta, per comprarli e rivenderli come schiavi. Adesso li ammassano sui camion peggio delle bestie. Cammelli e capre fanno viaggi di prima classe, a loro confronto. Hanno spazio per sdraiarsi, fieno e acqua. Dei clandestini a nessuno importa se muoiono nel deserto”.
Bisogna senz’altro ringraziare il movimento dei demolitori di statue e degli antirazzisti se adesso si può finalmente avere l’occasione per raccontare di nuovo la storia riscritta dai sessantottini. Però, ora che hanno alzato l’assist, ci toccherà pure raccontare delle bambine sottoposte a mutilazione genitale femminile anche in Occidente – per non acuire la nostalgia del mondo islamico – e delle spose bambine.
Lorenza Formicola, 21 giugno 2020