Lo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas non ha solo influenzato gli interessi del Medio Oriente, con Iran e Siria schierate a difesa dei palestinesi, nel tentativo di sabotare l’accordo (quasi) raggiunto tra Arabia Saudita e Tel Aviv, che prevedeva proprio il riconoscimento di quest’ultima da parte di Riad. L’allerta sicurezza ha investito anche l’Europa, soprattutto dopo l’annuncio di ieri dello “jihad day”, compiuto dai leader di Hamas, ovvero grandi mobilitazioni in tutti gli Stati del mondo, e che in Italia ha visto manifestazioni filo-Palestina in tutte le città più importanti: Torino, Milano, Bologna e Venezia fra tutte.
Allarme sicurezza
Se, storicamente parlando, una larga fetta dell’intellighenzia (soprattutto di sinistra) del Bel Paese non ha mai assunto un tratto deciso e rigoroso a favore di Tel Aviv, con macchie pro-islam che ancora oggi si riservano nelle piazze e nel dibattito politico, sono invece i dati pubblicati da Noto Sondaggio per La Repubblica ad offrire delle percentuali sorprendenti.
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Innanzitutto, relativamente all’allarme sicurezza di cui dicevano poc’anzi, il 53 per cento degli interpellati ritiene che possano verificarsi attentati terroristici nel nostro Paese di matrice islamica. La stessa percentuale, inoltre, pensa che il conflitto potrà coinvolgere in tempi brevi altre nazioni arabe. Il 46 per cento, invece, è allarmata in cui ritiene che possa esserci un nesso tra la guerra in Israele ed il conflitto tra Russia ed Ucraina, con un serio rischio di uno scoppio della Terza Guerra Mondiale.
Israele o Hamas?
Scenari catastrofici, che però vedono gli italiani schierarsi comunque a difesa di Tel Aviv. Il 63 per cento degli intervistati, infatti, si sente in questo momento più vicino ad Israele. E prosegue il sondaggio: “Da notare che comunque il 18 per cento esprime invece la propria solidarietà ad Hamas. Le quote maggiori si registrano tra gli elettori di Verdi-Sinistra e del M5S“. Insomma, nella sostanza, un cittadino su 7 si schiera dalla parte dell’aggressore e non dell’aggredito. E questo elettore trova il suo bacino nel campo progressista-comunista.
Dall’altra parte, “il 60 per cento è convinto che il conflitto scoppiato trovi le sue radici nell’incapacità, ad oggi, della politica internazionale di individuare un compromesso per la convivenza delle due popolazioni”; mentre il 55 per cento pensa che che lo Stato d’Israele debba cercare “di contenere il conflitto, imboccando la via della de-escalation, della diplomazia e degli accordi”. Rimane invece una piccola fetta (29 per cento), quella degli italiani convinti che il governo Netanyahu debba invadere la striscia di Gaza. Un assedio, però, che si sta già verificando ormai da giorni.