Nonostante gli spiragli di ottimismo delle ultime ore, sembra distante l’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Israele ha confermato le affermazioni degli Stati Uniti secondo cui dopo due giorni di colloqui a Doha ci sarebbero stati progressi significativi, ma Hamas non è dello stesso avviso. Secondo lo Stato ebraico, il premier Benjamin Netanyahu avrebbe concesso ai negoziatori israeliani un ampio margine di manovra, spingendo il presidente americano Joe Biden a dirsi piuttosto fiducioso: “Sono ottimista. Ma è tutt’altro che finita. Ci sono un paio di altri problemi. Penso che abbiamo una possibilità”. Ma per il gruppo terroristico palestinese non è sufficiente.
Un dirigente di Hamas ha definito le parole del presidente Usa Joe Biden, secondo cui una tregua a Gaza non è mai stata così vicina, “un’illusione”. “Dire che siamo vicini a un accordo è un’illusione”, le parole del membro dell’ufficio politico di Hamas Sami Abu Zuhri in una dichiarazione inviata all’Afp. Il palestinese ha aggiunto: “Non vediamo un accordo o veri negoziati, piuttosto l’imposizione dei diktat americani”.
Tradotto in altri termini: l’accordo non c’è e difficilmente arriverà a stretto giro di posta. Con buona pace di chi dà la colpa a Israele di voler continuare le ostilità. Hamas nelle scorse ore aveva evidenziato che qualsiasi accordo di cessate il fuoco a Gaza deve comportare il ritiro totale delle forze israeliane dal territorio in conflitto. “Qualsiasi accordo deve raggiungere un cessate il fuoco globale, un completo ritiro (israeliano) da Gaza, (e) il ritorno degli sfollati”, la conferma del funzionario Hossam Badran in una dichiarazione.
In attesa della ripresa dei colloqui in programma la prossima settimana al Cairo, il segretario di Stato americano Antony Blinken è nuovamente atteso in Israele nel weekend. Una delle priorità de possibile accordo su tregua e ostaggi è quella di persuadere l’Iran a non rispondere all’uccisione del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh in un attacco a Teheran.
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Ma Israele deve fare i conti anche con un altro, delicatissimo, fronte: parliamo di Hezbollah. I miliziani hanno sparato una pioggia di razzi contro il nord dello Stato ebraico in risposta all’attacco notturno dell’Idf contro Wadi al-Kfour, nel sud del Libano, in cui sono morte dieci persone, fra cui due bambini. Secondo quanto reso noto dalle forze militari israeliane, sono stati sparati 55 razzi contro la zona di Ayelet Hashahar, molti dei quali sono caduti in zone disabitate. Ma non è tutto.
Come in un trailer cinematografico, Hezbollah ha pubblicato un video propagandistico su internet per accendere i riflettori sulle risorse. Sulla scia di Hamas, viene mostrato un labirinto sotterraneo fatto di enormi gallerie, con i miliziani in moto sotto stendardi gialli. C’è chi è al telefono e chi invece è al computer: tecnologia raffinata, proveniente dall’estero. C’è persino un servizio che gestisce il traffico di mezzi e di uomini, con tanto di lanciarazzi e armi di ogni genere. Un avvertimento, una minaccia, come dir si voglia: sicuramente una promessa “di sangue” a Israele.
This video was released yesterday by Hezbollah, the Iranian-Backed Lebanese Terror Organization.
Hezbollah’s extensive tunnel network poses a grave danger not only to Israel but also to the people of Lebanon.
By embedding its military infrastructure in civilian areas (schools,… pic.twitter.com/qWMLKAiGHv
— David Saranga (@DavidSaranga) August 17, 2024
Massimo Balsamo, 17 agosto 2024
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