Esteri

Israele, nuova pioggia di fuoco in Libano. Tensione con gli Usa sulla tregua

Netanyahu boccia il cessate il fuoco ma Washington recrimina: “Aveva dato l’ok”. Colpiti 220 obiettivi di Hezbollah

Netanyahu Rafah © narvikk tramite Canva.com

Quarto giorno di bombardamenti in Libano da parte delle forze israeliane, al momento la tregua sembra solo un miraggio. L’Idf ha condotto una serie di attacchi mirati contro le strutture di Hezbollah, per la precisione contro 220 obiettivi del gruppo terroristico: tra essi figurano edifici utilizzati dal gruppo sciita, lanciarazzi impiegati negli attacchi nel nord di Israele, depositi di armi e agenti. Gli attacchi sono stati effettuati sia nel Libano meridionale che nella valle della Bekaa. Quantificata in 40 razzi verso il territorio israeliano, per la precisione nell’area dell’Alta Galilea, la risposta di Hezbollah. Secondo quanto reso noto da Tel Aviv, non ci sono state segnalazioni di vittime.

Secondo quanto reso noto dal ministero della Sanità libanese e riportato da Haaretz, i raid israeliani in Libano delle ultime 24 ore hanno causato 92 morti. Tra le vittime ci sarebbe anche un pezzo grosso di Hezbollah: secondo le Forze di difesa israeliane, il capo di una delle unità dell’aeronautica, Mohammad Surur, è stato ucciso in un attacco nella periferia meridionale di Beirut. No comment da parte del gruppo terroristico. Una cosa è certa, Israele non ha intenzione di fermarsi: “Continueremo a colpire Hezbollah con tutta la forza finché non riporteremo i residenti del nord nelle loro case”, le parole del premier Benjamin Netanyahu.

A proposito di Netanyahu, la tensione con gli Usa è palpabile. Al momento non ci sono spiragli per una tregua in Libano, il messaggio del primo ministro di Tel Aviv. La proposta americana e francese di uno stop di 21 giorni delle ostilità, sostenuta dall’Ue e altri Paesi, è stata respinta, ma non mancano le recriminazioni da parte di Washington. Lo Stato ebraico infatti prima avrebbe accettato il cessate il fuoco ma poi ha ordinato di insistere con gli attacchi contro le postazioni di Hezbollah.

Entrando nel dettaglio, il ministro degli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, aveva raggiunto intese di principio con gli Stati Uniti per un cessate il fuoco che copriva sia il Libano che Gaza. Sarebbe arrivato anche il via libera di Netayahu, che ieri avrebbe fatto marcia indietro. Secondo la ricostruzione fornita da Channel 12, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, Jake Sullivan, si sarebbe mosso in prima persona per impedire che l’escalation tra Israele e Hezbollah sfuggisse di mano. Dermer avrebbe detto che Netanyahu voleva evitare la guerra in larga scala, da qui il via al dialogo per una tregua di tre settimane in attesa di un accordo più permanente.

Ma non solo. La discussione sul cessate il fuoco era andata avanti anche a livelli più ampi, coinvolgendo il generale Eliezer Toledano, capo del direttorato strategico dell’Idf ed ex consigliere militare di Netanyahu. Nonostante gli importanti passi avanti, l’Idf ha proseguito la sua offensiva in Libano, mentre il premier iniziava ad informare un numero ristretto di ministri del suo governo. Poi, riporta Adnkronos, quando Netanyahu si è imbarcato per New York, è uscita la nota di Joe Biden e Emmanuel Macron che annunciavano il cessate il fuoco di 21 giorni. Poi l’epilogo, con la smentita di Netanyahu di qualsivoglia accordo.

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La preoccupazione della comunità internazionale per la situazione in Medio Oriente è evidente. Macron ha ribadito che la Francia si oppone al fatto che il Libano “diventi una nuova Gaza”, puntando il dito contro il “assolutamente scandaloso” di vittime civili: “Israele deve cessare i suoi attacchi e Hezbollah deve abbandonare la sua logica di rappresaglia”, le sue parole nel corso di una conferenza stampa a Montreal insieme al primo ministro canadese Justin Trudeau. Sulla stessa lunghezza d’onda Ursula von der Leyen, che ieri a Beirut ha incontrato il premier libanese Najib Mikati a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “Ho discusso con il primo ministro Najib Mikati della pericolosa situazione nel Libano meridionale e del suo impatto sui civili. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato per consentire una soluzione diplomatica in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite. Continueremo a sostenere il popolo libanese colpito dal conflitto”.

Franco Lodige, 27 settembre 2024

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