Lunedì 9 settembre 2019, in una conferenza alla quale erano stati invitati i giornalisti accreditati, israeliani e stranieri, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato una vera bomba all’interno dell’arena politica internazionale, e lo ha fatto svelando al mondo un altro impianto, l’ennesimo, di sviluppo di armi nucleari che l’Iran ha gestito fino a tre mesi fa. La cosa sorprendente è che secondo i servizi segreti di diverse nazioni occidentali, sarebbe di Israele e del suo Premier Netanyahu, l’onere di dover fornire informazioni a dimostrazione che l’Iran ha effettivamente sviluppato, o ha provato a sviluppare, armi nucleari in quella struttura situata nella zona di Abadeh, sito poi recentemente distrutto dagli stessi iraniani in modo da cancellarne le tracce.
Tutto questo ha il tragico sapore dell’assurdo visto che l’Iran degli Ayatollah e suoi fidi scudieri, Hamas ed Hezbollah, ogni giorno ricordano, a loro stessi e al mondo intero, che la distruzione dello Stato Ebraico è la prima delle priorità da raggiungere. Ma non è tutto, sono mesi che è in corso una guerra non dichiarata fra Israele e l’Iran, guerra nella quale Teheran fa i miracoli per armare i suoi alleati e portare lo scontro ai confini Nord e Sud di Israele (Libano, Siria e Striscia di Gaza). Israele, secondo la dottrina dello Stato Maggiore dell’esercito, esegue attacchi preventivi bombardando i depositi di armi che i Pasdaran iraniani stanno costruendo a pelle di leopardo in tutto il Medioriente: Siria, Libano e Iraq, e i convogli che trasportano armi ed esplosivi sulla direttiva che passando per l’Iraq collega l’Iran alla Siria e al Libano.
Le immagini satellitari del sito di Abadeh, prima e del dopo la sua distruzione, non sono bastati a convincere i funzionari dell’UE, né la Russia né la Cina, e anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica delle Nazioni Unite (AIEA) non ha voluto, o non è stata in grado, di verificare la veridicità e l’affidabilità dell’esposizione israeliana esclusivamente sulla base delle fotografie aeree. Gli iraniani negano mentre gli ispettori dell’AIEA si trovano ora nella complicata situazione di dover fornire informazioni per confermare o smentire le affermazioni israeliane.
Questa, oggettivamente, è una situazione difficile perché se dopo una smentita Israele dovesse fornire ulteriori prove per obbligare l’AIEA di avviare un’indagine, e l’AIEA teme che Israele abbia già queste prove nel cassetto e che aspetti solo il momento per fare scacco, metterebbe, in uno scenario credibile, un po’ tutti in imbarazzo dimostrando al mondo, sempre che il mondo abbia voglia di stare a sentire, che l’Agenzia Onu non è in grado di garantire gli scopi per cui è stata creata.
Inoltre metterebbe in imbarazzo l’Iran davanti ai paesi che hanno firmato l’accordo sul nucleare e in imbarazzo i paesi che l’hanno firmato credendo nella buona fede degli iraniani e nell’efficienza dell’AIEA. Per non parlare della misera figura che tutti insieme farebbero davanti all’intera comunità internazionale. Una situazione che se confermata si trasformerebbe nella classica pistola fumante dove l’Iran non ha solo violato l’accordo nucleare firmato a Ginevra nel luglio 2015, ma ha anche il Trattato di non proliferazione nucleare.
In questi casi tutto dipende dall’AIEA che se non fosse bloccata dai laccetti politici tipici dell’ONU, aprirebbe il caso e i suoi ispettori, sfruttando il diritto di ispezione con breve avviso, potrebbero controllare cosa è veramente successo ad Abadeh, ma questo, ovviamente, è difficile che accada perché, probabilmente, i risultati sarebbero disastrosi sia per l’Iran che per i suoi sponsor. Non sia mai dovesse ripresentarsi ad Abadeh una situazione simile o uguale a quella Turkuabad, altra struttura dove sicuramente c’era un’attività nucleare vietata visto che al suo esterno sono state trovate chiare tracce di radioattività.
Michael Sfaradi, 11 settembre 2019