Commenti all'articolo Italia 2020: il dramma degli esuberi Alitalia, Ilva e Peugeot-Fca
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14 Commenti
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Davide V8
12 Novembre 2019, 16:44 16:44
Non sono i “liberali non ideologici” quelli che nazionalizzano e salvano gli inefficienti che devono fallire, ma semplicemente i finti liberali statalisti che non sanno cosa sia il mercato, e perchè funzioni nella sua “distruzione creatrice”. Il salvataggio continuo di tutto e di tutti porta all’immobilismo, al sottosviluppo ed alla mancata crescita. Ovviamente è proprio l’individuo con le sue aspirazioni (chiamarlo “egoismo” è riduttivo, oltre ad essere segno di non aver compreso il fenomeno) il motore dello sviluppo, perchè l’uomo non è cambiato. A “non funzionare” è, al contrario, proprio il modello che lo imbriglia e ne impedisce l’espressione: le “politiche industriali”, volte a negare la realizzazione delle preferenze degli individui (incluse bocciature), ne sono un fulgido esempio. Dirottano risorse da ciò che le persone vogliono, a ciò che le persone non vogliono, sostituendosi a loro (qualcuno ha pensato socialismo?). Poi, guarda un po’ il caso, la crescita è sempre più faticosa, ed i numeri sono persino distorti in positivo nella descrizione della realtà economica, dato che la spesa pubblica, e la produzione distorta dalla “politica industriale” non ha affatto lo stesso valore di quanto fa invece riferimento ai prezzi di mercato. Vedasi ad esempio ormai lunghissima crisi giapponese. Non è questione di ideologia. E’ questione di conoscenza. – 1) La PERSONA deve essere il centro. Parlare di lavoro in… Leggi il resto »
Andrea Salvadore
12 Novembre 2019, 16:00 16:00
Amico Ruggeri, molto é possibile se si elimina questa nueva classe oilitica di totale inesperienza e ignranza che ha nel cento delle sue preoccupazioni il ritorn personale, Prese una per una a comincuare dalla cima non neritano neache il voto della sufficenza ma anzi quello del commiato immediato.
Elisabetta
12 Novembre 2019, 13:58 13:58
Direi che è molto più affidabile uno scenario propettato da un ex operaio, poi ex caposettore , poi ex manager ed ex CEO, che di gran parte degli attuali esperti così certificati. ma questo lo “dico io” che non sono certificata.
adl
12 Novembre 2019, 12:09 12:09
Tranquillo Ruggeri, il suo elenco è solo un bozza iniziale e pertanto incompleto. Nell’era della nazionalizzazione selvaggia a scopo poltronizio, aspettiamoci una lunghissima lista di potenziali aziende da nazionalizzare. Il mio pensiero va a certe partecipate di Roma capitata male, che contribuiscono a mio avviso in modo rilevante agli 11 mld. di debito del Comune di Roma. Sento che i programmi di assunzione nella P.A. sono nell’ordine di 150 mila unità l’anno, ma non credo che includano gli esuberi che lei cita. Sorgerebbe spontanea una domandina: CHI PAGHERA’ ???. Per ora le risposte del governo che traspaiono dagli atti, “la p.a. parla con gli atti diceva se non ricordo male un tal Massimo Severo Giannini che di p.a. ne capiva, ci dicono che pagheranno le PARTITE IVA, che falliscono come Thomas Cook senza lacrime e scrupoli politico poltronizi di sorta. La faccenda è grave ma non è seria direbbe Flaiano, ed io aggiungerei, che ad occhio l’Ilva, l’Alitalia, la Whirpool, e compagnia sono casi troppo seri per essere affrontati non risolti, dai politici e dai competenti dell’establishment. Dire che stiamo messi male vuol dire essere ottimisti.
wisteria
12 Novembre 2019, 11:03 11:03
In Italia la difesa del posto di lavoro è stata -e ancora la è – semplicemente la difesa del posto.
gianfranco benetti longhini
12 Novembre 2019, 9:38 9:38
Egregio Riccardo Ruggeri, era ora che qualcuno lo dicesse per iscritto, ma la mia tristezza è che i nostri “sapientoni” si rifiuteranno di capire.
Aggiungo la traduzione di parte di un mio testo su economiascritta tempo fa.
Il nostro boom economico ha risentito di questo e del successivo cambio sfavorevole di Lira / Euro. Quindi dobbiamo ricordare che la ricchezza del paese è stata creata (come sempre) dagli imprenditori, che hanno fornito prodotti eccellenti a costi ragionevoli. Negli anni ’70, in un seminario (post Laurea) a cui partecipai, in “economia e marketing” tenuto da un giapponese, gli fu chiesto se l’Europa lo preoccupasse … la sua risposta fu … “Davvero no, tranne che per un paese …”, e alla domanda “Quale”, ha risposto … “L’Italia, che ha così tanto talento e intelligenza, ma fortunatamente per noi (giapponesi), hanno i governi che hanno !!”
Non sono i “liberali non ideologici” quelli che nazionalizzano e salvano gli inefficienti che devono fallire, ma semplicemente i finti liberali statalisti che non sanno cosa sia il mercato, e perchè funzioni nella sua “distruzione creatrice”. Il salvataggio continuo di tutto e di tutti porta all’immobilismo, al sottosviluppo ed alla mancata crescita. Ovviamente è proprio l’individuo con le sue aspirazioni (chiamarlo “egoismo” è riduttivo, oltre ad essere segno di non aver compreso il fenomeno) il motore dello sviluppo, perchè l’uomo non è cambiato. A “non funzionare” è, al contrario, proprio il modello che lo imbriglia e ne impedisce l’espressione: le “politiche industriali”, volte a negare la realizzazione delle preferenze degli individui (incluse bocciature), ne sono un fulgido esempio. Dirottano risorse da ciò che le persone vogliono, a ciò che le persone non vogliono, sostituendosi a loro (qualcuno ha pensato socialismo?). Poi, guarda un po’ il caso, la crescita è sempre più faticosa, ed i numeri sono persino distorti in positivo nella descrizione della realtà economica, dato che la spesa pubblica, e la produzione distorta dalla “politica industriale” non ha affatto lo stesso valore di quanto fa invece riferimento ai prezzi di mercato. Vedasi ad esempio ormai lunghissima crisi giapponese. Non è questione di ideologia. E’ questione di conoscenza. – 1) La PERSONA deve essere il centro. Parlare di lavoro in… Leggi il resto »
Amico Ruggeri, molto é possibile se si elimina questa nueva classe oilitica di totale inesperienza e ignranza che ha nel cento delle sue preoccupazioni il ritorn personale, Prese una per una a comincuare dalla cima non neritano neache il voto della sufficenza ma anzi quello del commiato immediato.
Direi che è molto più affidabile uno scenario propettato da un ex operaio, poi ex caposettore , poi ex manager ed ex CEO, che di gran parte degli attuali esperti così certificati. ma questo lo “dico io” che non sono certificata.
Tranquillo Ruggeri, il suo elenco è solo un bozza iniziale e pertanto incompleto. Nell’era della nazionalizzazione selvaggia a scopo poltronizio, aspettiamoci una lunghissima lista di potenziali aziende da nazionalizzare. Il mio pensiero va a certe partecipate di Roma capitata male, che contribuiscono a mio avviso in modo rilevante agli 11 mld. di debito del Comune di Roma. Sento che i programmi di assunzione nella P.A. sono nell’ordine di 150 mila unità l’anno, ma non credo che includano gli esuberi che lei cita. Sorgerebbe spontanea una domandina: CHI PAGHERA’ ???. Per ora le risposte del governo che traspaiono dagli atti, “la p.a. parla con gli atti diceva se non ricordo male un tal Massimo Severo Giannini che di p.a. ne capiva, ci dicono che pagheranno le PARTITE IVA, che falliscono come Thomas Cook senza lacrime e scrupoli politico poltronizi di sorta. La faccenda è grave ma non è seria direbbe Flaiano, ed io aggiungerei, che ad occhio l’Ilva, l’Alitalia, la Whirpool, e compagnia sono casi troppo seri per essere affrontati non risolti, dai politici e dai competenti dell’establishment. Dire che stiamo messi male vuol dire essere ottimisti.
In Italia la difesa del posto di lavoro è stata -e ancora la è – semplicemente la difesa del posto.
Egregio Riccardo Ruggeri, era ora che qualcuno lo dicesse per iscritto, ma la mia tristezza è che i nostri “sapientoni” si rifiuteranno di capire.
Aggiungo la traduzione di parte di un mio testo su economiascritta tempo fa.
Il nostro boom economico ha risentito di questo e del successivo cambio sfavorevole di Lira / Euro. Quindi dobbiamo ricordare che la ricchezza del paese è stata creata (come sempre) dagli imprenditori, che hanno fornito prodotti eccellenti a costi ragionevoli. Negli anni ’70, in un seminario (post Laurea) a cui partecipai, in “economia e marketing” tenuto da un giapponese, gli fu chiesto se l’Europa lo preoccupasse … la sua risposta fu … “Davvero no, tranne che per un paese …”, e alla domanda “Quale”, ha risposto … “L’Italia, che ha così tanto talento e intelligenza, ma fortunatamente per noi (giapponesi), hanno i governi che hanno !!”