Che la sinistra, da un bel po’ in sofferenza nelle urne, riesca a mantenersi comunque al governo, quello nazionale ma anche quelli locali, grazie all’uso di armi improprie, è risaputo. Che la destra continui a vivere invece una dimensione da strapaese e per faciloneria, dabbenaggine, qualche volta impreparazione, presti il fianco a certi ormai prevedibilissimi attacchi, è ormai giusto che ce lo cominciamo a dire almeno fra di noi. Chiamasi incapacità di essere fino in fondo classe dirigente e quindi, in prospettiva, di saper governare un Paese che a larga maggioranza non è di sinistra e cerca politiche moderate e non avventure radical-ambientaliste o gender fluid (per fare solo due esempi) come quelle proposte a sinistra.
Il suicidio del centrodestra
Dobbiamo cominciare a dirci, ad esempio, che se queste elezioni amministrative si concluderanno oggi e domani, o poi col ballottaggio, in una secca sconfitta per la destra (risultato che comunque non bisogna dare per scontato vista la diffusa idiosincrasia degli italiani per i compagni), sarà stato per demerito nostro e non per meriti altrui. Trasformare il consenso nel Paese in una sconfitta elettorale, nei tempi e modi in cui questo può oggi domenica 3 ottobre avvenire, credo che possa diventare un case study, un esempio di autolesionismo politico da manuale. È probabile, anzi direi quasi sicuro, che i casi che coinvolgono Morisi e Fidanza si sgonfieranno presto mostrandosi in tutta la loro inconsistenza penale e anche morale (essendo circoscritto uno a un fatto privato ed essendo l’altro un caso di ingenuo cameratismo quasi caricaturale). Eppure, il loro effetto politico sarà stato già tutto pagato.
L’agguato a Lega e Fdi
Era davvero imprevedibile che la macchina da guerra che unisce certa stampa a certi magistrati e ad alcuni pezzi del deep state non stesse in agguato per queste elezioni che in alcune città (ad esempio Roma) sembravano solo fino a pochi mesi fa poco più che una passeggiata per il centrodestra? E allora perché usare così poca discrezione e sobrietà nei comportamenti, per quanto, ripeto, penalmente e direi anche moralmente irrilevanti? Si può essere tanto ingenui? E politicamente potrà mai essere l’ “ingenuità” una virtù, come pure è per certi aspetti nella vita morale? Matteo Salvini, che non ha giustamente scaricato l’amico spin doctor di tante battaglie, e Giorgia Meloni, che ha preso provvedimenti annunciandone presto altri più pesanti se del caso, dovrebbero invece porsi prima di tutto questo problema.