La Ripartenza 2022

“Italia condannata a morte”. La profezia (inascoltata) di Giorgetti sull’auto elettrica

Perché riascoltare il discorso (attualissimo) di Giorgetti alla Ripartenza dell’anno scorso. Il 16 e 17 luglio si replica: c’è Cingolani

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Se vi chiedete perché venire a Bari il prossimo 16 e 17 luglio per la seconda tappa de La Ripartenza 2022, state a sentire. Perché la folle decisione dell’Ue di mandare al macero il motore endotermico entro il 2035 per sostituirlo in toto con quello elettrico, viene da lontano. Molto lontano. Ed è proprio alla Ripartenza 2021 che il ministro Giancarlo Giorgetti aveva lanciato l’allarme sui rischi connessi a questa “decisione ideologica” che oggi arriva a chiamare “suicidio” o “eutanasia”.

Facciamo un salto indietro. È il 17 luglio di un anno fa quando il ministro della Sviluppo Economico arriva al Teatro Petruzzelli per discutere di economia con Nicola Porro e Alessandro Sallusti. Al centro del dibattito tanti temi, tra cui il green pass (si, c’era ancora la pandemia in prima pagina), la riforma fiscale (ferma ancora al palo) e la transizione energetica. La guerra di Putin in Ucraina era un’ipotesi impensabile, quasi da fantascienza. Eppure già un anno fa Giorgetti metteva in guardia dal pericolo che una transizione energetica troppo rapida potesse mettere in ginocchio migliaia di impresi e milioni di famiglie.

Ovviamente la questione energetica è legata anche al settore delle auto. Oggi Giorgetti si scaglia contro la “pressione ideologica” che ha portato alla morte del “motore endotermico“, decisione che “causerà un disastro sotto il profilo occupazionale nel settore dell’automotive”. In fondo, l’allarme lo aveva lanciato già un anno fa proprio alla Ripartenza. Ma nessuno lo ha ascoltato. “Alcuni settori sono condannati a morte – diceva Giorgetti – è una sorta di eutanasia”. Con l’addio a benzina e diesel spariranno le raffinerie, con i relativi posti di lavoro. Lo stesso dicasi per i motori diesel: “Chi lavora lì sa già che quella fabbrica non produrrà più quel tipo di prodotto”. Si tratta di un processo che “va guidato e va gestito”, predicava Giorgetti: non bisogna correre solo per andare dietro agli slogan di Greta. “Tutte queste belle cose che ci raccontano sul green produrranno dei costi economici e sociali enormi. E dovranno essere gestiti. Io temo invece che la politica italiana in modo semplicistico stia andando verso un futuro che immagina tutto rose e fiori. E invece dovremo pagare un prezzo”.

Giorgetti ci aveva visto lungo. “Che ci sia un problema ambientale è chiaro, ma qui la questione è politica e geopolitica”: non è che se l’Europa mette in campo il ‘fit for 55‘” si risolve il problema, perché “o tutto il mondo condivide questo obiettivo e fa politiche coerenti”, oppure “l’Europa si lega mani e piedi” a regole che rischiano di sbatterla fuori dal mercato. L’appello di Giorgetti era ed è ancora molto attuale. Un “grido di allarme” che in pochi sembrano aver recepito. “Dobbiamo prepararci ad affrontare gli effetti collaterali – diceva – Noi sappiamo già che l’industria dei motori diesel chiuderà. Cosa ci facciamo con i lavoratori? Li formiamo? Oppure aspettiamo le situazioni di crisi con migliaia di famiglie alla disperazione? .

Quest’anno il tema sarà di nuovo al centro de La Ripartenza 2022. Ne parleremo con i manager delle grandi aziende della transizione energetica e soprattutto con Roberto Cingolani, ministro della Transizione Energetica. Per prenotare i biglietti, clicca qui.

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