Italia sotto scacco

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Quanta speranza c’è per l’Italia? Ieri con la pubblicazione del Def, tutti i numeri sono usciti allo scoperto, tutti i numeri di un sistema che sta per saltare, come un tappo di una bottiglia di bollicine che non resiste più alla pressione esercitata dall’interno. I numeri ci dicono che i titoli di stato italiani sono già visti come (Junk), sono considerati spazzatura. Di fatto lo ha “annunciato” ieri sera la Bce dichiarando che continuerà ad acquistarli anche se dovessero subire un downgrade (una retrocessione) da parte delle agenzie di rating, tale da farli diventare carta straccia. E, guarda caso, domani è previsto proprio un appuntamento in cui Standard and Poor’s valuterà il debito pubblico italiano. Ma oggi intanto c’è il Consiglio europeo.

Insomma, stiamo vivendo una sequenza di eventi che potrebbe cambiare le sorti del nostro Paese sotto tanti punti di vista. Il fatto che la Bce abbia dichiarato di acquistare titoli di stato italiani anche nella versione “spazzatura”,  da un lato certifica che la situazione del debito pubblico italiano è sempre più complicata, ma dall’altro sottolinea, come, a prescindere dalla volontà politica di alcune forze interne al Paese, che osteggiano apertamente l’Europa, in Europa ci sia comunque la volontà di salvare l’Italia. La domanda che nasce spontanea adesso è questa: L’Italia, il suo attuale governo, le forze politiche, hanno voglia di farsi salvare? La sensazione, sempre più palpabile, è che il vuoto di potere interno allo “stivale”, ma soprattutto esterno allo stesso, rappresentano l’occasione per chi vuole trovare spazi che, finora non ha mai avuto occasione di trovare. Il passaggio storico è di quelli epocali.

Covid-19 è stato l’innesco, ma la vera bomba è quella che potrebbe esplodere a livello di politica internazionale. La forza con cui stanno salendo i toni contro la Cina da parte degli Usa non lascia adito a dubbi. A Trump, a molti dei suoi Governatori, oggi si sono uniti anche esponenti europei molto importanti. Su tutti Angela Merkel. E non è un caso.

L’ apertura che alcuni politici italiani hanno fatto nei confronti di una possibile cessione di una quota del debito pubblico italiano ai cinesi è suonata come una sirena nelle stanze in cui doveva risuonare, tant’è che la tensione Usa-Cina ha cambiato tono proprio dal 13 marzo, cioè nel massimo momento di difficoltà pandemica italiana, momento in cui dalla Cina hanno cominciato a mostrare forte “attenzione” al nostro Paese, con continue spedizioni di quel materiale sanitario (mascherine, respiratori etc.) di cui, in quel momento, in Italia c’era forte carenza. Fantapolitica? Forse, ma non credo. Questa Italia arriva all’appuntamento con la storia di questi giorni in condizioni pessime. Il crollo del Pil, l’aumento della spesa pubblica, spostano il rapporto debito/Pil verso il 160%.

La situazione è insostenibile, economicamente insostenibile. È uno scatto veloce verso una situazione di povertà sociale che condizionerà il nostro Paese per parecchi anni, con una profondissima crisi economica che attraverserà una nazione che oggi appare completamente impreparata ad affrontarla. L’unica differenza che abbiamo dalla Grecia è il montante di risparmio privato che ora comincia a tremare per la sua sorte. Ma la colpa è tutta nostra o principalmente nostra.

L’ Europa arriva all’appuntamento con la storia di questi tre giorni dopo aver fatto nulla per dimostrarsi unione. L’Europa non c’è, ma se ci dovesse essere è stasera che nascerebbe davvero. Proprio pensando all’Europa, siamo certi che la Bce sia disposta a comperare titoli italiani solo per salvare l’Italia? Chi ha in tasca i 400 miliardi di debito pubblico in scadenza quest’anno? E tutto il resto dello stock? Chi rischia di avvitarsi sulla crisi dei nostri Btp? Su questo prendo in prestito un passaggio di un articolo del mio amico Alessandro Plateroti: “Il nostro debito, cioè Bot e Btp, per gran parte è nella Bce, il 30% è a Francoforte ma ci sono 400 miliardi di Btp che girano: 200 sono nelle nostre banche e più di 200 si trovano in (attenzione, attenzione) Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, Austria“. Insomma, quei 200 miliardi distribuiti tra banche del Nord-Europa e Francia, rappresentano un salvacondotto. Far saltare il debito italiano significa mandare in fumo tante banche europee che, tra l’altro sono già in forte difficoltà. Insomma, parafrasando un detto popolare, “non è tutta Europa quella che luccica”.

Anzi, l’attenzione rapace verso imprese e località turistiche del Bel Paese è già cominciata. Cosa accadrà? Difficile dirlo. Sarà un caso che, gli alleati più importanti del dopo-guerra (Usa) stiano vivendo il loro momento più complicato nella gestione della pandemia e contemporaneamente siano messi alle corde da una guerra sul petrolio che, orientata da Russia ed Arabia Saudita sta “distraendo” gli americani da situazioni di natura più internazionale? Insomma…


Sull’Italia si sta giocando una partita davvero particolare che intreccia economia, politica interna e politica internazionale, come mai è accaduto prima di oggi nella storia del nostro Paese. Qui ci dovrebbe essere un unico riferimento, il popolo di questo straordinario Paese. Qui si sta giocando una fetta importante del nostro futuro e del futuro dei nostri figli soprattutto. Qui non è in gioco una decisione politica o un decreto, qui è in gioco la linea sottile tra benessere e povertà, tra salute e malattia, tra un modello di vita ed il suo opposto. Qui c’è in gioco la nostra storia, la nostra cultura, le nostre ricchezze. Qui c’è in gioco la nostra stessa sopravvivenza.

Non c’è più spazio per il dire e il non dire,  siamo arrivati al punto di non ritorno, probabilmente lo abbiamo addirittura superato. Sento di gruppi di imprenditori che stanno stringendo patti, si stanno impegnando a lavorare sulla rinascita. Sento ed ascolto tanti uomini di cultura e di buona volontà. Oggi si riscrive la storia. C’è bisogno di gente che sappia scrivere. Intanto ci hanno già detto che siamo “Junk”, che siamo spazzatura. Dimostriamo di non esserlo.

Leopoldo Gasbarro, 23 aprile 2020

leopoldogasbarro.it

 

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