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Italvolley, il vero razzismo è celebrare solo Paola Egonu

Fiumi di retorica dopo la vittoria dell’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Lo avevamo anticipato, e infatti è successo

Egonu italvolley (1) © Aksonov tramite Canva.com

A proposito di razzismo, di controrazzismo woke. Avendo io avanzato una riflessione sull’inevitabile furia retorica con cui sarebbe stato accolto il trionfo della pallavolo femminile, sono stato subito accusato di non avere argomenti: poche ore dopo, i risultati, denunciati anche nella Zuppa, li può constatare chiunque partendo dall’iconografia: le foto contemplano chirurgicamente le due atlete di colore, delle quali si magnifica una inclusione strampalata, visto che sono native, e “Vannacci suca”, “la sconfitta di Giorgia Meloni”, la nazionale multietnica “che nessuno può contestare” e difatti nessuno si sogna perché a nessuno importa, perché fa troppo caldo per stabilire il sesso degli angeli, dei pugili e della provenienza di atleti di sfumature diverse ma regolarmente indigeni.

Il general tuttologo è preda delle sue provocazioni in fondo puerili, finge di prenderlo sul serio Gasparri che forse deve riposizionare il partito. Ma può un parterre giornalistico buttarsi via in polemiche che nessuno raccoglie? Si ha a volte l’impressione che certi commentatori si ritrovino superati dai tempi, imbolsiti a partire dallo stile, che il pubblico non li segua più, cesa che rifiutano di ammettere, che resti loro la sola platea dei salotti e delle segreterie di partito. Anche se poi a denti stretti debbono riconoscere che, come diceva l’immenso Dino Zoff, meno si parla e più si gioca, meno ci si atteggia e più si vince. Valesse anche per loro!

Come volevasi dimostrare, dopo il trionfo il cafarnao degli indignati, da cosa non si sa, la canea delle prefiche ad usum Piddì. Certo, chi fa questo mestiere deve mettere in conto la miopia di chi non gli perdona la visione d’anticipo, certo gli imbecilli che passano la vita sui social sono una sottospecie inestirpabile, ma la schiuma dei giorni di questi senza storia non può nascondere, anzi conferma per sua irrisoria parte, la fine delle nostre democrazie olimpiche oltre le quali si scorgono ombre platoniche, fantasmi di ambigua ma preoccupante evanescenza.

Max del Papa, 12 agosto 2024

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