Iuventa e Humanity 1, gli assist dei giudici alle ong pro-migranti

Due sentenze nel giro di poche ore rilanciano l’entusiasmo di sinistra e associazioni

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Prima il caso Iuventa, poi la Humanity 1. Due sentenze nel giro di poche ore hanno riacceso l’entusiasmo a sinistra per le ong, considerate fondamentali da qualcuno a sinistra per la gestione dell’immigrazione. Sì, perché molti fanno finta di non vedere che certe azioni incoraggiano i trafficanti di esseri umani, aumentando i loro proventi, esponendo migliaia di disperati a viaggi della speranza che a volte si trasformano in viaggi della morte. Ma torniamo alle due sentenze.

Partiamo dalla Iuventa. Ieri il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Trapani ha disposto il non luogo a procedere per tutti gli imputati nel caso con la formula “il fatto non sussiste”. Non si tratta di una decisione di poco conto. La sentenza ha messo la parola fine al ramo principale di una delle più grandi inchieste svolte in Italia sui soccorsi in mare di migranti, che ha coinvolto più di venti persone, tre ong, una nave sequestrata e decine di pagine di intercettazioni. Ferma da sette anni, la Iuventa era la nave di proprietà dell’organizzazione tedesca Jugend Rettet e le indagini partirono nel 2016, con chiusura cinque anni più tardi. Le indagini sono state estese anche ad altre procure, ma difficilmente si verificheranno scenari diversi da quello di Trapani.

Le ong Medici Senza Frontiere, Save the Children e Jugend Rettet e vari loro dipendenti e volontari erano stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Entrando nel dettaglio, le organizzazioni secondo l’accusa si sarebbero accordate segretamente con i trafficanti di migranti in Libia su ora e luogo in cui farsi trovare per accogliere i rifugiati che partivano dalle coste libiche a bordo delle proprie navi. “Il processo di oggi ha finalmente spazzato via le ignobili speculazioni sulla criminalizzazione del soccorso”, l’esultanza di Nicola Canestrini, uno degli avvocati che difendevano Jugend Rettet: “Qualcuno dovrà chiedere scusa, e dare conto del fatto che si è voluto proseguire con un’indagine politicamente motivata”.

Ong in festa due volte, come dicevamo. Ieri il giudice della sezione civile del Tribunale di Crotone, Antonio Albenzio, ha emesso un’ordinanza per confermare la sospensione del fermo amministrativo al quale era stata sottoposta la nave della Ong tedesca Humanity 1 dopo il soccorso di 77 migranti avvenuto il 4 marzo scorso nel canale di Sicilia. Secondo la toga, quella della guardia costiera libica era un’operazione di salvataggio “insussistente” e quindi “nessuna condotta ostativa è riscontrabile” nei riguardi della Humanity 1 “la quale, in tale, contesto, è risultata l’unica imbarcazione ad intervenire per adempiere, nel senso riconosciuto dalle fonti internazionali, al dovere di soccorso in mare dei migranti”.

Il giudice ha ascoltato le parti il 17 aprile. L’Avvocatura ha ribadito l’accusa nei confronti della nave umanitaria di inosservanza all’ordine di allontanamento formulato dalla motovedetta libica intervenuta nelle operazioni di salvataggio dei migranti. L’Ansa rimarca che il giudice ha sostenuto “non può ritenersi che l’attività perpetrata dalla guardia costiera libica sia qualificabile come attività di soccorso per le modalità stesse con cui tale attività è stata esplicata”. E ancora: “Costituisce infatti circostanza incontestata e documentalmente provata che il personale libico fosse armato e che, in occasione di tali attività, avesse altresì esploso colpi di arma da fuoco; parimenti, costituisce circostanza evincibile dalla corrispondenza in atti che nessun luogo sicuro risulta essere stato reso noto dalle stesse autorità libiche intervenute per coordinare sul posto le operazioni di recupero dei migranti”.

Il giudice ha rimarcato che non è possibile considerare la Libia come un porto sicuro citando la convenzione di Amburgo, gli accordi tra i governi italiani e libici del 2017 ed il rapporto dell’alto commissariato dell’Onu del 2021. In particolare riflettori accesi sulle violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani. Da qui “stante l’insussistenza di una operazione di salvataggio concomitante perpetrata dalla guardia costiera libica, nessun ordine di allontanamento è giustificabile nei confronti dell’unica imbarcazione che ha posto in essere condotte in adempimento del dovere assoluto di soccorso in mare”.

Franco Lodige, 20 aprile 2024

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