Allarme gas russo

Jihad e guerre civili: chi sono gli impresentabili a cui Draghi chiede il gas

Dall’Azerbaijan all’Angola, fino al Congo. Il rischio sulle fonti di gas alternative alla Russia

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La corsa del governo italiano ad individuare fornitori di gas alternativi alla Russia, stabilendo accordi di cooperazione con Paesi ricchi di materie prime, conferma l’errore strategico, stratificatosi negli anni, che ci ha condannato alla posizione di dipendenza energetica. Il premier Draghi, pur di emanciparsi dall’approvvigionamento del metano russo, ha stipulato una serie di accordi commerciali con l’Algeria che opera in un contesto di tensione geopolitica con il Marocco per la contesa del Sahara occidentale. Tanto è vero che l’Algeria di recente ha richiamato il suo ambasciatore a Madrid per protestare contro la decisione del governo spagnolo di avallare il programma di annessione del Sahara occidentale da parte di Rabat contro il Fronte Polisario. Quest’ultimo, accusato di essere una costola jihadista della regione e strumento di espansione dell’islamismo, ha nell’Algeria il suo principale alleato.

Il gas alternativo a Mosca

Un’altra fonte di rifornimento “affidabile” è considerata l’Azerbaijan che nel 2020 è stata impegnata nel conflitto contro le forze armene per il controllo della regione caucasica del Nagorno Karabakh. Altri Paesi ricchi di materie prime, come l’Angola e il Congo, sono attraversati da ataviche e dilanianti lotte interne che rendono problematico e instabile qualsiasi forma di cooperazione energetica. In Congo un anno fa è stato ucciso l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci in un agguato organizzato per scopi estorsivi, testimoniando quanto sia insicuro il territorio congalese che è ostaggio della violenza dei gruppi armati per il controllo dell’area. Sono frequenti i rapimenti di turisti e l’uccisione dei guardiaparco (circa 200 negli ultimi vent’anni).

La “missione” di Di Maio

Oggi e domani il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio e il responsabile della Transizione ecologica Roberto Cingolani saranno in missione nella Repubblica dell’Angola e del Congo per avviare il partenariato nel settore energetico, mentre il premier Draghi (positivo al Covid) seguirà “da remoto” le tappe del “tour del gas”. Lo scorso 14 febbraio Draghi ha avuto un bilaterale a Palazzo Chigi con il vice-primo ministro del Qatar, Mohammed Al Thani, confrontandosi sul tema della collaborazione energetica. Il Qatar è uno dei leader mondiali nell’esportazione di gas liquefatto (o GNL) e mobilita una quota pari al 10% del totale di gas che l’Italia acquista dall’estero. Tuttavia, sugli ingenti proventi dell’industria energetica (gas e petrolio) qatariota si addensano i sospetti del finanziamento ai “Fratelli Musulmani”, che progettano disegni egemonici ed espansivi del fondamentalismo islamico.

Sottostare a regimi dispotici

Dunque, pur riconoscendo come valide le motivazioni che inducono il governo italiano ad affrancarsi dalla dipendenza energetica di Mosca, corriamo il rischio di sottostare a regioni insicure e a regimi dispotici che, oltre a pregiudicare i diritti umani, covano una polveriera in costante minaccia di detonazione. Inoltre, le alternative che si stanno esplorando non sono all’istante applicabili e non permettono di surrogare nel breve periodo il gas russo. Purtroppo, oggi paghiamo la miopia politica di chi negli ultimi trent’anni ha ceduto alla narrazione favolistica dell’ecologismo. Questo, come tutti gli “ismi”, rappresenta un’alterazione della realtà, che aggrava le criticità di cui arbitrariamente si proclama paladina. L’“ismo” è un suffisso deformante, che tramuta il sostantivo ambiente in un simulacro da idolatrare e a cui sacrificare ogni contributo di razionalità.

Colpa delle battaglie green

Come giudicare la penuria di gas autoctono se non come l’effetto masochistico di battaglie ideologiche improntate ad una fasulla difesa ambientale. Le trivellazioni nel Mar Adriatico per ottenere risorse metanifere sono state fermate, issando il vessillo ambientalista, precludendo al Paese quote di autonomia energetica. Nel 1994 l’Italia estraeva 21 miliardi di metri cubi di gas, mentre oggi il volume estrattivo si attesta sui 3 miliardi. Tuttavia, il nostro fabbisogno energetico è pari a 70 miliardi di metri cubi che viene soddisfatto dalle importazioni. Ed oggi, dopo anni di carenza di visione politica, ci affanniamo per sostituire il fornitore despota moscovita con “grossisti” che non possono esibire patenti democratiche e decantare stabilità nelle aree in cui operano.

Andrea Amata, 20 aprile 2022

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