Elly Schlein ha ufficialmente sciolto le riserve in merito alla sua posizione sulla raccolta firme organizzata dalla Cgil per il referendum contro il Jobs Act: firmerà. “Ho già detto che molti del Pd firmeranno, così come altri non lo faranno. Io mi metto tra coloro che lo faranno”. Una scelta, quella del segretario dem, che dimostra tre cose.
Primo: il totale appiattimento del Pd sulle battaglie politiche e ideologiche promosse da Maurizio Landini, colui che, spesso e volentieri, in questi ultimi mesi, è parso il vero segretario dem. Sempre il solito copione: lui detta l’agenda e la Schlein insegue. Un classico.
Secondo: la deriva populista e assistenzialista che sta imboccando il partito, completamente snaturato dell’avvento di Elly Schlein alla segreteria nazionale. I dem, complice la debolissima leadership del suo segretario, sembrano aver completamente smarrito la loro vocazione riformista e moderata, per seguire, o meglio, anche in tal caso, inseguire, Giuseppe Conte e il suo Movimento, il vero leader carismatico del campo largo d’opposizione.
Terzo: la tragicomicità di questo Pd. Elly Schlein sa bene che la sua decisione di firmare il referendum spaccherà letteralmente in due il partito ma comunque non riesce a non avallarla. Troppo forte il richiamo del duo Conte-Landini. Di più: il segretario del Pd firma per abolire una legge voluta e votata proprio dal Pd. Paradossale. Sembrerebbe proprio che i dem si siano talmente calati nella parte dell’opposizione da farsi opposizione anche da soli.
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Cara Elly, sei proprio un disastro!
Salvatore Di Bartolo, 6 maggio 2024
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