L'inattuale

Jordan Bardella: scandaloso per l’élite, amato dal popolo

Il ritratto del 29enne, astro nascente della destra francese. che ha riscosso grande successo oltralpe

Uno dei massimi studiosi francesi dello storytelling politico, Christian Salmon, ha definito il sovranismo come ciò che riempie il vuoto che si forma tra il potere senza un volto e i volti senza potere. Chiaro il riferimento ai poteri della grande finanza e delle istituzioni comunitarie europee che dirigono l’esistenza dei cittadini senza legittimità democratica, e i politici, ridotti a individui senza più alcun ruolo se non quello di agevolare questo dominio occulto. In Francia, dove il potere esiste e, almeno prima di Macron, era fortemente strutturato, questo concetto è vero più che mai.

Le scorse elezioni per i seggi del “parlamento” europeo hanno mostrato quanto largo sia quel vuoto di cui parlava Salmon e quanto fortemente esso sia percepito dai cittadini francesi, i quali si sentono abbandonati da un presidente che non li tutela e forse li disprezza pure un pochino. È il trionfo di una nuova visione della politica, nazionalista e improntata alle necessità del vivere quotidiano sempre più difficile. Oltre alla navigata Marine Le Pen è stato il trionfo del nostro quasi-connazionale Jordan Bardella.

29 anni, figlio di immigrati italiani piemontesi, un po’ di sangue algerino, cresciuto in una periferia degradata solo con la madre, di bell’aspetto, capelli cortissimi, sorriso leggermente artefatto. Sembra incarnare tutte le caratteristiche che dovrebbe avere un politico di successo secondo Salmon. Vendere sé stessi, la propria storia, la propria immagine prima delle idee. Con l’Italia sembra avere un legame forte, tanto da dirsi per il 75% italiano e “dipendente dalla pasta”. Il suo piatto preferito sono i bucatini all’amatriciana, purtroppo bevendoci il bordeaux.

A 16 anni, dopo aver tentato con poco successo la carriera di youtuber, si unisce all’allora Front National e ne sale rapidamente la scala fino a divenire, nella definizione che ne dà Le Figaro, “Le coqueluche de la jeunesse nationaliste”, il beniamino della gioventù nazionalista. Già, poiché Bardella è seguitissimo sui social, specie su TikTok dove vanta più di un milione di followers. Ovunque vada moltitudini di giovani lo seguono e lo ammirano, cercano con lui l’immancabile selfie. La politique du selfie l’ha definisce qualche commentatore con un filo di snobismo. Facile in un paese davvero classista come la Francia dove per essere qualcuno bisogna frequentare certe scuole e laurearsi in certe università. Bardella non l’ha finita l’università. Abbandonato il corso di laurea in geografia per dedicarsi alla politica.

Uno scandalo per le élites d’oltralpe abituate a volti molto più preparati e impettiti come quello del primo ministro Attal (ahinoi per fare politica bisogna pure essere un po’ simpatici). Si pone come un bravo ragazzo patriota, senza estremismi, senza urla. Un volto rassicurante per madri e figlie in grado di dare nuovo appeal alla destra francese, fino a poco tempo fa considerata “demoniaca”, inavvicinabile, visti i discutibili legami del padre della Le Pen con gli occupanti nazisti. Nei dibattiti televisivi appare leggermente impacciato, ripete gli eterni mantra della politica di destra (immigrazione, controllo della frontiera, sicurezza). Alla preparazione tecnica e alla retorica europeista antepone l’attenzione a ciò che tocca da vicino la vita delle persone. Almeno in linea teorica.

Anche quella volpe di Vincent Bollorè sembra apprezzarlo, mandata definitivamente in soffitta la sbandata per l’improponibile Zemmour, dedicandogli una gran copertina sul fresco acquisto Paris Match assieme ai possibili leaders del futuro in Francia, assieme al nuovo alleato Ciotti e all’eterno Mélenchon, ma senza Macron. Alle elezioni in Francia manca poco. Chissà che con Bardella l’atavica incomunicabilità tra la destra e il mondo dei giovani non trovi un temporaneo armistizio.

Francesco Teodori, 21 giugno 2024

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