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Juve-Napoli: in Italia è sovrana la confusione

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È da ieri sera, e lo faremo a lungo nei prossimi giorni, che assistiamo alla pantomima legata alla partita Juventus-Napoli programmata per questa sera. Non voglio entrare nei meriti della querelle perché aggiungerebbe nulla a nulla. Non darebbe alcun valore aggiunto alla stucchevole contrapposizione di poteri sanitari (Asl napoletana) e sportivi (Lega Calcio) e all’assurdo silenzio del governo centrale, quello politico intendo. Normalmente, da giornalista, sono abituato a fare domande, così vorrei farle qui con voi, ad alta voce, come se potessi parlarvi direttamente. Il caos di Juve-Napoli, in realtà è stato generato dall’evidente inefficacia del protocollo sportivo.

Se il protocollo sportivo (tempi di quarantena, efficacia dei tamponi), fosse stato efficace, il caso Genoa non sarebbe mai dovuto esistere. In pratica tutta la squadra rossoblù è positiva e quella squadra ha giocato un’intera partita contro un’altra squadra, il Napoli. Il primo focolaio, quello ligure, potrebbe averne creato un altro, quello campano. È passata una sola settimana, e come sappiamo tutti, qualche caso nel Napoli è stato riscontrato, normalmente i tempi d’incubazione sono di due settimane, i rischi di ulteriori positivi sono altissimi. Se il Napoli fosse un altro focolaio? Cosa accadrebbe ai giocatori della Juventus in caso di partita? Cosa si direbbe il giorno in cui, avendo giocato la partita, ci fosse un’escalation anche tra i giocatori bianconeri?

Immaginiamo di non parlare di squadre di calcio, ma di tre nuclei familiari. Se voi foste il capofamiglia del nucleo Juventus, davvero vorreste che la famiglia Napoli, potenzialmente contagiata dalla famiglia Genoa, venisse a casa vostra per un incontro di oltre 90 minuti in cui i contatti sarebbero inevitabili? È questa la prima risposta che chiedo a tutti coloro che parlano di regolamenti, a coloro che scrivono tutto e il contrario di tutto, anche ai tifosi delle due fazioni che se le stanno dando di santa ragione sui social. Se voi foste il capo di quel nucleo familiare cosa fareste?

Tuttavia questa domanda o la risposta a questa domanda, ci pone di fronte al quesito più importante: visto che il capofamiglia della Juventus avrebbe voluto giocare, visto che la Lega vuol far giocare, visto che si parla più di regolamenti che di effettive condizioni di salute dei giocatori e dei loro familiari, visto che nessuno, ma proprio nessuno, in questo teatro dell’assurdo, se non la Asl campana, parla di questo, il vero quesito a cui vorremmo che ci si desse risposta è: chi si ammala di Covid-19 rischia qualcosa o meno? O trattandosi di calciatori stiamo parlando di supereroi invincibili? I numeri che ogni giorno ci raccontano l’andamento dei ritmi pandemici contano qualcosa o meno?

A questa domanda bisogna dare risposta dopo il caso di Juventus-Napoli, perché quello di cui si discute fa a pugni con l’allarmismo generale e se l’allarmismo generale è reale, e non ho dubbi ne titoli per confutarlo, allora tutto il discorso legato a Juve-Napoli dovrebbe essere aria fritta. Ed invece non lo è. Ed è per questo che ci facciamo delle domande a cui qualcuno dovrebbe rispondere. Non certo i tifosi, ma chi ha titoli per farlo.

Del resto se facciamo un confronto con i numeri di due mesi fa notiamo, anche da noi, che una crescita importante di tutti c’è stata eccome. Nella grafica abbiamo sovrapposto il 4 agosto al 4 ottobre (cioè oggi). Le differenze le vogliamo vedere o i numeri non contano nulla?

Anche vedendola dal punto di vista degli spaccati regionali è evidente come ci siano situazioni che stanno evolvendo prendendo pieghe che sicuramente non creano eccessi di tranquillità. (Anche in questo caso abbiamo affiancato il dato del 4 agosto, a sinistra, con quello di oggi, a destra).

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