Esteri

Kamala Harris si presenta: la sinistra torna alle manette

Liquidato Joe Biden, i democratici si affidano all’emblema del giustizialismo (ma non solo)

kamala harris

Il vento negli Stati Uniti sta cambiando ma non è una buona notizia per la democrazia. Liquidato l’impresentabile Joe Biden, che fino all’ultimo secondo ha provato a mantenere la poltrona da candidato alle presidenziali di novembre, i democratici sono pronti ad affidarsi a Kamala Harris. Tutto pur di battere Donald Trump ed ecco i primi sondaggi magici: in appena tre giorni, l’ormai ex vice di Biden è già in vantaggio di due punti percentuali. Miracoloso. Da qui a novembre la sessantenne può raggiungere il 130 per cento. Ma andiamo oltre.

“In quale tipo di Paese vogliamo vivere?”, ha esordito Kamala Harris nel comizio in Wisconsin, la risposta dei presenti è stata da libro cuore: “In quello di Kamala”. E ancora, la folla ha intonato “Non torneremo indietro”, evocando lo slogan lanciato dalla candidata democratica alle presidenziali. Le prime esternazioni della neo candidata dem rendono bene l’idea di cosa i cittadini americani devono aspettarsi da qui a novembre (almeno): la fiera del giustizialismo, la sfilata delle manette, nonché il trionfo della religione woke.

Nota per presentarsi alle interviste e ad altri eventi pubblici rendendo chiari i suoi pronomi – diktat della follia politicamente corretta – Kamala Harris ha immediatamente ricordato il suo passato da procuratrice e parlato di come avesse perseguito persone accusate di abusi sessuali, frode, truffatori, di chi ha “infranto la legge”: “E quindi io conosco il tipo alla Donald Trump”, la sua affermazione col sorriso, ricordando inoltre la condanna per 34 reati inflitta al tycoon. Ecco le manette, l’ossessione dei compagni di tutto il mondo, soprattutto se si rischia una Caporetto.

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Tra le tante accuse rivolte a Trump, denigrato e demonizzato come solo un’esponente di sinistra sa fare, la Harris ha parlato di favori in cambio di donazioni dai suoi amici miliardi. Quella democratica, invece, è una “campagna del popolo”, dimenticando forse Soros e i suoi colleghi tutt’altro che popolari. E infatti i numeri smentiscono la narrazione da favoletta: la sua campagna, dal momento in cui Joe Biden le ha dato il suo endorsement, ha raccolto più di 80 milioni di dollari in appena ventiquattr’ore. “Abbiamo ottenuto in 24 ore il record di donazioni nella storia della campagna elettorale”: alla faccia del popolo.

La finta paladina delle minoranze, in realtà figlia dell’èlite come ben evidenziato da Rampini, rappresenta alla  perfezione le lobby dominanti il partito democratico. Ma anche la narrazione è sempre la stessa, con la fantomatica denuncia del Project 2025, ossia dell’agenda di destra che prevede l’instaurazione di un sistema autoritario: “E’ incredibile quello che c’è scritto. Noi non torneremo indietro come vuole Donald Trump”. Oltre alla speranza di infilare le manette ai polsi di Trump, Kamala Harris ha rimarcato di sognare la messa al bando delle armi d’assalto e l’irrigidimento dei controlli. E ancora, la lotta per l’aborto, i diritti Lgbt e le altre bandierine. Il solito ritornello. Incredibilmente stonato.

Franco Lodige, 24 luglio 2024

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