Sport

Khelif e Yu-Ting, spunta il dossier Iba: “Ecco perché vanno escluse”

Continua lo scontro a distanza tra le due federazioni. Ed emerge uno studio di 26 esperti (snobbato dal Comitato olimpico)

iba

Continuano a tenere banco i casi di Imane Khelif e Lin Yu-Ting, le due pugili protagonisti alle Olimpiadi di Parigi 2024 ma in precedenza squalificate dall’Iba dai Campionati mondiali che si erano tenuti nel marzo del 2023 a Nuova Delhi. Il Cio ha ribadito il massimo sostegno alle due atlete, destinate a conquistare una medaglia, ma la federazione guidata da Umar Kremlev non ha intenzione di fare passi indietri: per l’Iba la Khelif e la Yu-Ting sono uomini. Questo quanto ribadito ieri in una conferenza stampa organizzata a Parigi e durata circa tre ore: l’Iba aveva comunicato al Cio che “dal punto di vista medico” le atlete “non avevano diritto a gareggiare come pugili donne”.

L’Iba ha acceso i riflettori su due test, uno effettuato da un laboratorio di Istanbul nel corso dei campionati del 2022 e un altro realizzato in India l’anno successivo. Nonostante il tentativo di individuare una soluzione insieme al Cio, l’Iba ha ricevuto il benservito, venendo esclusa dall’organizzazione dei Giochi olimpici. L’esistenza di questi test è stata confermata direttamente dal portavoce del Cio, Mark Adams, che però ha tenuto a specificare che sarebbero esami non validi. Il motivo? La procedura con cui sono stati eseguiti, il modo in cui sono stati inviati e più in generale l’iniziativa in sé. Una bocciatura totale, come evidenziato dalla Verità. Barra dritta: le due atlete hanno assolutamente le carte in regola per competere con le donne.

La linea del Cio è chiara: i test sul Dna sono troppo invasivi, ciò che conta è il genere indicato sul passaporto, indicazione tutt’altro che esaustiva, considerando le possibili modifiche in corso d’opera. La versione dell’Iba, invece, è tranchant: i cromosomi indicano che la Khelif è un maschio. “Un fattore da considerare se vogliamo proteggere le donne che gareggiano nelle categorie femminili”, ha rimarcato il presidente del comitato medico dell’Iba, Ioannis Filippatos. A rincarare la dose ci ha pensato Istvan Kovacs, vicepresidente europeo della Word boxing organization, affermando che la Khelif sarebbe biologicamente maschio.

Un importante contributo è quello fornito dallo studio firmato da 26 esperti sulle regole del Cio, non discriminatorie verso atleti transgender e con variazioni del sesso, ma potenzialmente discriminatori verso le atlete donne. La ricerca “Transgender women in the female category of sport: perspectives on testosterone suppression and performance advantage” spiega che le cure per ridurre i livelli di testosterone nonché della massa muscolare nelle donne transgender non riducono il vantaggio sulle colleghe. E i maschi potrebbero colpire 2,6 volte più forte delle femmine, non una sciocchezza. Gli studiosi hanno evidenziato che l’esposizione al testosterone nell’età dello sviluppo maschile pone un vantaggio per gli uomini e dunque per le donne transgender, ma anche per i soggetti con cromosomi XY nati maschi ma cresciuti come femmina per via di una Dsd, ossia una disfunzione dello sviluppo sessuale. Da qui la proposta di declinare la divisione tra maschio e femmina in atleti con sviluppo maschile e atleti con sviluppo femminile.

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La battaglia tra Cio e Iba proseguirà nei prossimi giorni, è inevitabile. Il numero uno del massimo organo mondiale sportivo Thomas Bach ha stroncato i test dell’Iba definendoli “illegittimi e privi di credibilità”. Inoltre, l’Iba viene considerata non all’altezza per l’organizzazione delle Olimpiadi: “La boxe ha bisogno di una nuova Federazione internazionale, se mai ci volessero altre prove che l’Iba non è in grado di gestire il pugilato basta vedere il video di questa incresciosa conferenza stampa organizzata dall’Iba”. Una cosa è certa: servirà ancora del tempo per mettere un punto ai casi Khelif e Yu-Ting.

Franco Lodige, 6 agosto 2024

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