In un istruttivo articolo pubblicato su La Verità, a firma di Giuliano Guzzo, abbiamo appreso, per usare il commento finale del pezzo, “a quali derive possa condurre un sistema carcerario succube delle rivendicazioni Lgbt.”
Siamo in Scozia, nella prigione di Polmont a Brightons, e c’è un detenuto condannato per un brutale omicidio nel 2004 e che, essendo stato nel frattempo folgorato sulla via dei transgender, nel 2018 ha ottenuto di essere trasferito/a in una unità riservata alle donne. Ma non basta. Sophie Eastwood, questo il suo nome dopo il cambio di indirizzo sessuale, non si è ritenuta soddisfatta, accusando le autorità carcerarie di averle riservato un trattamento razzista e transfobico. Trattamento che a suo insindacabile giudizio contrasterebbe con la sua nuova, ulteriore identità: quella di una bambina ancora da svezzare, tanto da richiedere una congrua dotazione di pannolini e pasti a base di pappe.
Per quanto riguarda l’utilizzo del biberon non si hanno notizie in merito. Inoltre, e qui raggiungiamo l’apoteosi del modello carcerario anglosassone, il feroce assassino/a avrebbe chiesto e regolarmente ottenuto di essere presa per mano dalle guardie quando si trova al di fuori della sua cella. D’altro canto questo sarebbe il minimo, dal momento che ci troviamo di fronte ad una indifesa bebè la quale, per la cronaca, quando si sentiva ancora un uomo nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali, finito in un altro carcere per guida pericolosa, strangolò con un laccio delle proprie scarpe un compagno di cella di 22 anni. Il delitto fu così efferato che il personale del carcere soprannominò la futura e indifesa bambina “Hannibal Lecter junior”. Una donna/bambina detenuta che, secondo fonti interne alla struttura carceraria, “nel corso del tempo si è rivelata una carcerata difficile da gestire e manipolatrice, ed è essenzialmente per questo che, dopo 17 anni, si trova ancora dietro le sbarre.”
Secondo Paul Bracchi, del Daily Mail, si tratta di una faccenda ridicola, sottolineando che “i protocolli di identità di genere e di riassegnazione di genere vigenti nelle carceri scozzesi, sviluppati con la Scottish trans alliance e il gruppo di pressione Stonewall, offrono ampi privilegi ai detenuti transgender.”
Tuttavia le stesse autorità carcerarie restano piuttosto dubbiose sul personaggio, che a tutta prima potrebbe sembrare un/a paraculo/a di prima grandezza, che considerano comunque intelligente. Anche se, puntualizzano, “risulta piuttosto esigente rispetto a quelle che sono le risorse della prigione e adora essere al centro dell’attenzione. Per questo è complesso stabilire se senta davvero ora un’inclinazione a essere trattata come una bambina o se, invece, sia appunto solo alla ricerca di attenzione.”
Sta di fatto che, mentre in Italia si è aperto un vasto e serrato dibattito sulla riforma del 41 bis, nel Regno Unito sono alle prese con gravissimi problema carcerari a base di pappe e pannolini.
C’era una volta qualcuno che teorizzava una sorta di tramonto dell’Occidente. Ma in questo caso siamo entrati nella notte più buia.
Claudio Romiti, 2 febbraio 2023