Cronaca

Il video della discordia

La Apostolico nella piazza anti-Salvini. La linea difensiva: “Ero lì perché…”

La versione del giudice che ha respinto il trattenimento dei migranti a Pozzallo bocciando il decreto Cutro

Manifestazione Catania Salvini Iolanda Apostolico?

Dicono sia “travolta dagli eventi”. Molti colleghi la sostengono, anche se non tutti. Dopo la sentenza che ha liberato quattro tunisini dal centro di Pozzallo, che nei fatti ha picconato il decreto Cutro del governo e la pratica accelerata per i migranti che arrivano dai “Paesi sicuri”, Iolanda Apostolico è stata investita dalle polemiche. Prima i suoi post su Facebook, la condivisione delle petizioni anti-Salvini e i “like” alle Ong. Poi la sentenza contro Guido Gianni e i dubbi di Susanna Ceccardi sulla sia imparzialità. Infine il video che la ritrae, nel 2018, in piazza tra i manifestanti che contestano l’allora ministro dell’Interno urlando “assassini” e “animali”. Dopo qualche ora di silenzio, la giudice “pro-migranti” ha rotto il silenzio spiegando che era lì per evitare altri scontri tra polizia e manifestanti in quella che a sua detta era una manifestazione umanitaria.

In un colloquio con La Stampa, Apostolico fa sapere di non voler “entrare in quest’arena” per non “contribuire a questo chiasso”. “È un modo di procedere che non mi piace – dice – Si sposta l’attenzione su cose che non hanno nulla a che vedere con un provvedimento giurisdizionale, che si può discutere e impugnare”. In quanto alla manifestazione avrebbe detto ai colleghi di non avere “nulla da nascondere né spiegazioni da dare”. Secondo quanto riporta La Stampa, si sarebbe trovata lì per “evitare ulteriori scontri tra polizia e manifestanti”. “Un comportamento ‘di garanzia’ non assimilabile a quello di estremisti e facinorosi’.

Ma torniamo al 2018. Erano i giorni caldi del caso Diciotti: il governo aveva deciso di non far scendere a terra i 190 immigrati salvati dalla nave della Guardia Costiera in attesa di un negoziato Ue per la redistribuzione. Per quella vicenda verrà aperto una indagine, stoppata dal No del Senato all’autorizzazione a procedere contro il segretario del Carroccio. Il video ritrae la Apostolico davanti ai poliziotti con dietro i manifestanti che urlano di tutto e di più contro i servitori dello Stato schierati in tenuta antisommossa.  Inevitabile la polemica politica. Salvini si dice “sconcertato”. La Lega chiede al giudice di spiegare. La maggioranza invita il ministro Nordio a riferire in aula. E anche Matteo Renzi, non certo un sostenitore del leader del Carroccio, punta il dito contro la giudice: “Le mie posizioni sull’immigrazione sono diametralmente distanti da Salvini. Ma trovo scandaloso che un magistrato vada in piazza. Se vuoi fare politica, non fai il magistrato”.

A difesa della Apostolico si schierano invece i magistrati, anche se non tutti. Marisa Acagnino, giudice che lavora nello stesso ufficio della magistrata, fa sapere che è stanca di questa situazione” di cui “non parla pubblicamente per non alimentare eventuali polemiche”, per lei “parlano i provvedimenti giudiziari adottati che si possono impugnare nelle sedi opportune, senza bisogno di attaccare la sua vita privata e la sua famiglia”. Secondo il Corriere, nei corridoi del tribunale etneo alcuni colleghi non mancano – dietro anonimato – di avanzare critiche: “È vero che la legge non ci vieta di partecipare alle manifestazioni pubbliche o di esprimere le nostre opinioni, ma noi abbiamo il dovere di apparire e non solo di essere imparziali”.

Più solidale l’Anm nazionale, che con il presidente Santalucia chiede di “valutare la terzietà di un giudice dalle motivazioni del provvedimento” e non di “fare lo screening sul passato della vita privata o pubblica di un magistrato”. Secondo Santalucia non si sarebbe trattata di una “manifestazione contro il governo” (ah, no?) e comunque “partecipare alle manifestazioni è un diritto costituzionale”. Il problema è che un giudice dovrebbe apparire imparziale, oltre che esserlo. Cosa direbbe l’Anm se un loro iscritto venisse pizzicato in un corteo che accusa Sergio Mattarella – per dirne uno a caso – di essere un “assassino” o un “animale”? E perché la regola dell’imparzialità dovrebbe valere per il generale Vannacci, “colpevole” di aver scritto le sue idee in un libro, e non per un magistrato?