L’errore che può compiere, errore fatale, una società complessa ed evoluta come la nostra, la più evoluta della storia dell’umanità, è pensare che la ragione strumentale possa fare qualsiasi cosa. Questo significa ritenere che tutto ciò su cui si posa il nostro sguardo possa essere piegato a nostro piacimento, modificato e strutturato in base al nostro volere, e solo ed esclusivamente in base al nostro volere, senza pensare alla possibilità che ciò che succede, i fatti di cui si compone la storia possano talvolta seguire un loro percorso indipendentemente da quanto noi vorremmo che così non fosse, un percorso spesso emergente dalla natura stessa delle cose, oppure dalla libera interazione degli uomini e delle loro azioni e delle conseguenze non intenzionali di quelle azioni.
È questo il concetto che sta alla base di un’idea del mondo non costruttivista, che ritiene di dover limitare tutte quelle regolazioni che limitano o impediscono quel processo formidabile che è la libera interazione degli individui, e che sta alla base di quanto di meglio l’uomo è riuscito a fare in termini politici, economici e sociali. È questo modo di pensare un argine assoluto contro qualsiasi posizione totalitaria che pretenda di regolare la vita dei cittadini fin nei minimi dei dettagli in nome di un qualche presupposto bene superiore di cui solo i regolatori presumono di poter essere a conoscenza.
L’evoluzione di tutte le cose (Liberilibri) di Matt Ridley ha proprio questa concezione anti-costruttivista al centro della sua analisi. Secondo questo grande giornalista scientifico che ha scritto per l’Economist e il Wall Street Journal, autore di libri tradotti in tutto il mondo, membro della Camera dei Lord, la società umana nasce e cresce in modo evolutivo.
Tutte le cose, ogni tipo di cambiamento nella morale, nella tecnologia, nel linguaggio, nell’economia, nella politica seguono un percorso graduale, inesorabile e spontaneo. Non viene pilotato dall’esterno, non ha uno scopo specifico proprio, avviene per tentativi ed errori: è una forma di selezione naturale. Gran parte del nostro mondo emerge dalla libera interazione di milioni di persone, non dalla pianificazione di pochi, non è un disegno calato dall’alto. L’intento dell’autore è chiaro fin dal Prologo: «La tesi di questo libro è che l’evoluzione sta avvenendo tutt’intorno a noi. È il modo migliore per capire come cambia il mondo umano, così come il mondo naturale. Il cambiamento nelle istituzioni umane, negli artefatti e nelle abitudini è incrementale, inesorabile e inevitabile.»