Che la fuffa sulla disforia di genere, sulla percezione che porta un omaccione a sfidare le donne, sul cambio di genitali che non porta a niente, sia una immensa spaventosa truffa per distruggere esseri umani in boccio, facendoci montagne di soldi, non lo nasconde più neppure chi l’ha messa in piedi, chi ci lucra; che le conseguenze siano una distruzione metodica, progressiva, irreversibile della vittima, a milioni e possibilmente miliardi, un annacquare la natura fino alla fine di ogni sesso, è ampiamente dimostrato, comprovato, riconosciuto, ammesso, ci sono i libri delle pentite o pentiti, ci sono i testi degli scienziati e dei sociologi, ci sono articoli agghiaccianti come quello, ultimamente, del medico Silvana Demari su la Verità.
C’è il tanfo di speculazione politica da una sinistra irresponsabile e cannibalesca che ha sostituito Marx con le sigle impronunciabili, gli acronimi deliranti, adesso vanno tutelati, come categoria protetta, anche quelli delle depravazioni feroci, mortali. Però questo carnevale macabro ha pure certi effetti grotteschi che ben vengano, nello strazio di chi li celebra, perché servono a cogliere l’abisso dello squallore, della pazzia. Come questo cantante americano, tale Keith Caputo, artista fallito che si è cercato un alone di luce cambiando e ricambiando sesso, da Keith a Mina, ma non ha funzionato e quindi Mina torna Keith. “Ah, lo sto facendo perché un sacco di persone mi lanciano ombra, dicono che sono brutta e sembro un uomo”. Ed è uno di 50 anni che parla. Questo pare diriga un insospettato gruppo dal nome Life of Agony, ma forse sarebbe meglio Life of Agency: quella del conformismo woke, dell’Agenda disumana, della follia come stile di vita.
Ecco, la buttassero come preferiscono le vestali di questa pagliacciata macabra, ma chi va avanti e indietro a questo modo è uno squilibrato prima che frustrato: ma come? Arrivi a stravolgerti neanche sai perché, perché un giorno ti è saltato il ghiribizzo, per assecondare la moda dilagante, per costruirti una carriera senza alcun talento e siccome i quattro gatti che ti seguono, e ti seguono solo per compatirti, ti sfottono tu torni alle origini, ti stravolgi di ritorno? Così si comporta un non risolto, uno con problemi enormi, uno dall’approccio disastroso alla realtà. Un suggestionabile o forse una povera vittima, abusata da piccola. La disforia, come la chiamano per non dire pedofilia, è solo la versione postmoderna di quella turpitudine, i nuovi orchi si mettono il camice, gli occhiali, girano, infiltrano i parlamenti, le istituzioni.
Quella diva hollywoodiana, Charlize Theron, che ha adottato due di pochi mesi per farli crescere da bambini trans! Si capisce che vadano a prenderli nelle scuole materne, che li stordiscano con la complicità di psicologi e endocrinologi genocidi, ma alla fine la natura è come la verità, esce fuori e non perdona. Oppure c’è l’ambizione narcisistica, tragica, di chi resta infantile per sempre. A guardarlo questo Keith – Mina – Keith si capisce subito che è uno da assistere, non da assecondare; e ci spiace per i sensibili alle parole, un tarato, e ogni sua convinzione lo conferma, inesorabilmente, drammaticamente. Siamo pieni di testimonianze insostenibili di corpi deserti, anime giustiziate che raccontano il loro rapimento mentale ancora gattonanti, troppo acerbi, troppo ingenui: scaricati in fondo all’inferno fino a quando non si sono accorti che il loro fisico era una foresta di cicatrici e lo spirito un giardino di piaghe. Indietro si può tornare, a stento, per i sentieri di una sessualità dirottata, ma nella vita no, nell’anima no. Indietro non si torna più.
Purtroppo nessun mostro paga. Adesso intercettiamo un cantante sconosciuto, uno che ha vissuto di illusioni, lo sentiamo dire nell’età di una ragione appassita o abortita: “È stato prenotato un intervento chirurgico per rimuovere il mio seno finto e vivrò amorevolmente nel mio divino sé maschile”. Fino a quando? Questo andava curato per tempo, non assecondato o divorato dagli sciacalli del genderbusiness: “Ho curato una disforia di genere. Ci sono voluti molti anni. Ho camminato molto attraverso il fuoco, ma mi sono rialzato al di sopra delle mie incomprensioni della mia anima e del mio spirito”. E il delirio tradisce tutta la pena di una vita fraintesa. La disforia di genere non si cura perché non esiste, esiste l’omosessualità, che è tutt’altra cosa, che abbiamo imparato a rispettare e condividere e sdrammatizzare e, che brutta parola, normalizzare, molto meglio acquisire; ma non si cura la disforia, si cura chi la propaganda, chi vuole imporre. Si cura con la galera, perché invade distrugge tortura gli umani e fragili umani, e piccoli umani illudendoli, incantandoli. Ingannandoli.
Disforia è semplicemente imporre chimica ad un corpo, amputarlo, fargli crescere protesi o peluria incompatibile, imbottirlo di ormoni finché si ammala, esplode. È intossicare ogni pensiero di ogni momento di ogni giorno, prendere l’anima e tagliarla col rasoio. È la scimmia di Dio, la ferocia che va oltre Mengele. La retorica americana del camminare nel fuoco e rialzarsi lascia il tempo che trova e in un caso come questo è patetica come la bugia che mente a se stessa. Ma sono milioni, milioni le vittime come questo che forse si è distrutto da solo, auguri a lui e al suo divino sé maschile, ma se tu pensi a un piccolino che ha in mente orsacchiotti e una palla da inseguire, al suo martirio di Cristo bambino scaraventato un giorno negli artigli dei mostri, ti si strangola il cuore.
Keith – Mina – Keith è libero di illudersi e controilludersi, ma ci sono milioni di fiori recisi che a 18 anni non vedono più il sole. Vivranno come ombra tra le ombre. E lo dicono, ho perso me stesso, non ho più speranze. Come quella E se lo dici, se lo scrivi ti mettono in galera, ti fanno fuori. C’è una struttura spaventosa, se cerchi i libri dei “detransizionati” pentiti i motori di ricerca li nascondono, i circuiti di commercio elettronico li boicottano, i movimenti pro-vita saranno anche di reazionari ossessivi ma vengono minacciati, pestati. In compenso siamo sommersi da una propaganda criminale a santificazione di chi avvelena i pozzi della psiche, della natura.
Viviamo in questo pandemonio, questo pasto nudo degli inermi, ne ridiamo pure, perché vederli come sono è troppo straziante, troppo ignobile per noi, che non abbiamo più il coraggio dell’orrore.
Max Del Papa, 30 novembre 2024
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