È del tutto evidente la strumentalizzazione politica della querelle, altrettanto strumentale, sorta nei giorni scorsi fra governo e Corte dei conti in merito al cosiddetto “controllo concomitante” o preventivo sui progetti del Pnrr. Repubblica che titola in apertura L’Italia alla Orbàn è peggio che faziosa, è ridicola. Non meraviglia più di tanto che anche un portavoce della Commissione si sia reso corresponsabile, con una dichiarazione altamente ambigua poi solo in parte corretta, di questa strumentalizzazione. E bene ha fatto il governo, suportato fra l’altro dall’autorevole giudizio di Sabino Cassese, a rintuzzare punto su punto certe obiezioni e a smorzare sul nascere ogni ulteriore polemica.
Quella in atto in Europa non è infatti una battaglia sulle regole e lo Stato di diritto, come viene presentata: è una battaglia politica e di potere a tutti gli effetti. Una guerra all’ultimo sangue che si intensificherà sempre più nei prossimi mesi, in vista delle elezioni che si svolgeranno giusto fra un anno e che mai come questa volta potranno cambiare gli equilibri politici e l’identità stessa di quell’Unione Europea arcigna e irrilevante che abbiao conosciuto negli ultimi anni. Le linee di frattura che attraversano l’Europa sono oggi almeno tre: quella più strettamente politica fra conservatori e progressisti, con il Partito popolare ago della bilancia di una possibile maggioranza alternativa; quella geografica, che alla tradizionale divisione fra paesi nordici o “frugali” e paesi mediterranei in crisi di debito e generale, unisce oggi quella fra Paesi dell’Est stanchi di essere considerati una Europa di serie B e Stati fondatori retti dall’asse franco-tedesco; quella fra filo-atlantisti e autonomisti anti-americani.
Ora, in tutte e tre queste faglie, l’Italia, con il suo governo che gode di un ampio consenso nel Paese e che al contrario di altri è in piena salute, ha la possibilità di avere un ruolo centrale e giocare una partita da cui venga fuori quell’altra e possibile Europa a cui facevo riferimento (mi si scusi l’autocitazione) nel mio pamphlet di qualche anno fa Europa. L’Unione che ha fallito (Historica). Una Europa tutto sommato più liberale che faccia a meno delle ideologie e dei progetti costruttivisti che riducono la libertà di tutti e accelerano il declino e la dipendenza del continente senza risolvere i problemi del mondo (si pensi alle perverse conseguenze della religione ambientalista); che abbandoni il centralismo dirigistico e rispetti le diversità e le differenze che la storia ha sedimentato al suo interno e che costituiscono la sua specificità e la sua ricchezza; che riconosca nella cultura classica, nel cristianesimo e nell’umanismo liberale le sue radici e l’elemento unificante e portante della sua identità; che combatta pertanto l’omologazione e il conformismo che dominano la nostra epoca; che abbia una anima e non si riduca a un astratto proceduralismo amministrativo, temperato solo dai rapporti di forza che favoriscono sempre i soliti noti; che sia più democratica e vicina ai cittadini al suo interno.
Assisteremo, nel prossimo anno, ad attacchi e a colpi bassi contro l’Italia e il nostro governo, divenuti di colpo centrali. Prepariamoci e soprattutto mostriamo perseveranza e discernimento. Confidando, infine, nella intelligenza e nel buon senso degli europei che andranno a votare.
Corrado Ocone, 4 giugno 2023